Ha fatto scalpore in città la decisione presa dal Consiglio di Stato di consentire la realizzazione delle recinzioni intorno agli stabilimenti balneari ribaltando la sentenza del TAR che, invece, aveva dato ragione all’Amministrazione comunale. Una vicenda annosa quella delle recinzioni iniziata con la l’ordinanza del dirigente del settore Urbanistica n. 96/08 del 24 aprile 2008 che ordinava la rimozione delle opere realizzate e non autorizzate, ivi comprese le recinzioni, di alcuni stabilimenti balneari. Tale provvedimento fu impugnato dinanzi al TAR Abruzzo prima ed al Consiglio di Stato poi con esiti evidentemente negativi. In particolare con il provvedimento datato 19 dicembre 2008, il Consiglio avallava la decisione dei giudici amministrativi sancendo la legittimità dei provvedimenti dirigenziali dell’Ente comunale. La vicenda assume caratteri diversi in concomitanza del ricorso contro provvedimenti dello stesso genere presentati al TAR Abruzzo dai lidi “Il Sole” e “La Bussola”. Con la sentenza numero 36 del 12 gennaio 2011 il Tribunale Amministrativo accoglie il ricorso delle società che gestiscono i lidi in quanto “sono fatti salvi i sistemi di protezione esistenti, essendo stati realizzati e autorizzati prima dell’approvazione del piano demaniale regionale“. Il tutto dopo che Vasto era salita alle cronache nazionali grazie alla Legge regionale numero 22 del 21 giugno 2010 che di fatto legittimava le recinzioni scatenando accese polemiche e proteste. Tant’è che il Consiglio regionale corse ai ripari varando la legge 38 del 10 agosto che rappresentava una sorta di dietro-front e che, però, secondo i togati regionali non andava ad intaccare i diritti acquisiti dai balneatori vastesi. Ora la conferma del Consiglio di Stato che di fatto autorizza le recinzioni sulle nostre spiagge creando un pericoloso precedente, il tutto in attesa che si dirimino le complesse questioni legate alla Direttiva europea Bolkenstein e si giunga all’attuazione del Piano spiaggia.
