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Udc alle politiche senza i vertici provinciali

Il braccio di ferro tra Casini e i vertici provinciali e locali abruzzesi ha aperto scenari inimmaginabili fino a qualche settimana fa; dopo l’autosospensione dei vertici locali, in protesta per le candidature imposte dai vertici nazionali che non hanno tenuto conto delle indicazioni del territorio, ecco quello che potrebbe essere uno degli atti di maggior impatto politico che il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, difficilmente avrebbe potuto prevedere: dai vertici provinciali arriva quello che somiglia a un “ammutinamento politico”.

Dopo la riunione di ieri a Lanciano, infatti, l’annuncio di “disimpegno nella campagna elettorale in vista delle Politiche del 24 e 25 febbraio prossimi poiché ci si sente in dovere di difendere l’onore della classe dirigente regionale del partito, che si contraddistingue per coerenza, dirittura morale, capacità amministrativa, attaccamento al territorio e al partito e rifiuto di qualsiasi forma di clientelismo”.

Le motivazioni affidate al comunicato stampa, quelle già emerse all’annuncio delle candidature, in cui i vertici provinciali prendono atto che: “per la composizione delle liste nella circoscrizione abruzzese in vista delle prossime elezioni politiche sono state incredibilmente eluse le chiare e sacrosante indicazioni dei Comitati e delle Direzioni provinciali abruzzesi, senza quindi una concreta condivisione delle scelte: si chiedevano candidati che fossero autentica espressione del territorio con un impegno attivo all’interno del partito; sono stati invece privilegiati personaggi che nulla hanno a che vedere con la linea politica adottata dall’Udc sia a livello regionale che nazionale; le liste presentate mostrano un’evidente assenza di nomi autorevoli e di supporto per il raggiungimento di risultati importanti, come quelli conseguiti negli ultimi tempi dal partito in Abruzzo e, in modo particolare, in provincia di Chieti; proprio la provincia di Chieti rappresenta il bacino elettorale tradizionalmente più consistente per l’Udc a livello regionale, specie negli ultimi anni, contribuendo a tenere vivo il partito con gli eccellenti risultati intorno al 15% conseguiti alle Provinciali del 2009 e alle Amministrative a Chieti (2010) e Lanciano (2011), oltre che in realtà minori; è questa inoltre la provincia economicamente più rilevante dell’intero Abruzzo, oltre ad essere la più popolata; in provincia di Chieti è presente un elevato numero di amministrazioni locali a guida Udc, segno della vicinanza della qualità della classe dirigente provinciale del partito; i Comitati e le Direzioni provinciali abruzzesi, rispondendo alle richieste pervenute dai vertici nazionali, avevano espresso una rosa di candidati autorevoli per il Parlamento, come il Presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, e il Capogruppo in Consiglio regionale dell’Udc, Antonio Menna, entrambi appassionati animatori del partito; la scelta di dimostrarsi totalmente sordi alla “base” abruzzese del partito denota un disarmante disinteresse verso questo territorio e la sua gente, che dovrebbero essere i veri soggetti da tutelare in Parlamento, senza personalismi e interessi di qualsiasi natura” e confermano “l’autosospensione da tutte le cariche all’interno dell’Udc a livello locale, provinciale e regionale, per via delle scelte ufficiali circa la composizione delle liste. L’Abruzzo e in particolare la provincia di Chieti subiscono un’ennesima ingiustizia che mortifica il territorio e umilia chi da anni è impegnato attivamente per sostenere i valori e i princìpi dell’Udc, per assicurare una continua e riscontrabile crescita del partito a livello locale. E’ questa una brutta ferita, stavolta difficilmente sanabile, il cui dolore è alleviato solo dalle innumerevoli testimonianze di solidarietà e dalle manifestazioni di dissenso rispetto alle scelte imposte dall’alto da parte di iscritti, anche giovani e donne, di esponenti della società civile e di semplici cittadini. La decisione presa dai vertici nazionali del partito fa pensare a un patto di desistenza, una strategia per indebolire l’Udc e la sua struttura organizzativa locale, che peraltro si è sempre attenuta alle direttive imposte dagli organi nazionali dimostrando puntualmente una fedeltà raramente riscontrabile”.

n.l.

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