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Duri gli attacchi a Fini, Bersani e Monti di Di Stefano e Chiodi

pubblicoUn accogliente salone delle conferenze del Palace Hotel della Marina stracolmo di gente ha accolto l’evento di apertura della campagna elettorale del Popolo della Libertà a Vasto. Sul palco il senatore quasi deputato Fabrizio Di Stefano; l’onorevole Paola Pelino; il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi; il sindaco di S. Salvo Tiziana Magnacca; il candidato alla Camera Denisso Cupaiolo; il consigliere comunale di Vasto Manuele Marcovecchio. Proprio a quest’ultimo, tra gli organizzatori dell’evento, è toccato il compito di introdurre i temi centrali degli interventi degli ospiti.

La prima  a parlare è stato il primo cittadino di S. Salvo, che, con un intervento accorato, ha voluto riportare la propria esperienza di opposizione alla sinistra; la conquista del Comune adriatico ed i disastri dei predecessori richiamando la necessità di non lasciare da solo il presidente Berlusconi in questo difficile momento che potrebbe segnare anche il destino delle prossime regionali. Poi Paola Pelino che ha messo in evidenza la fase di recupero dei consensi del centro destra non lesinando attacchi a Bersani & Co.

Quindi gli interventi più attesi a cominciare dal senatore Fabrizio Di Stefano partito da subito con un mea culpa: “Se questa è una distefano.chiodirimonta è anche vero che siamo arrivati nella posizione di dover rimontare e bisogna tenere in mente che qualche grave errore lo abbiamo fatto e ne abbiamo fatti 2 in particolare ed uno mi fa male al cuore...” A questo punto il pesantissimo affondo al leader di FLI: “Quello che è successo dopo quell’ignobile infame tradimento di colui a cui tanti di noi abbiamo dato sangue, abbiamo dato sudore, abbiamo dato passione e fiducia fino all’estremo, e cioè quel traditore che risponde al nome di Gianfranco Fini.” “Il secondo errore – ha detto il senatore – è stato quello che, quando abbiamo visto che non era il caso di andare più avanti con i numeri risicati alla Camera, noi dovevamo tornare al voto nel 2011. Vanno anteposti i valori e gli interessi nazionali rispetto a quelli della parte politica. Avremmo impedito agli italiani di passare una anno sotto una guida che ci ha concesso solo sangue e lacrime.” Questa la prima stilettata della serata al governo Monti. Quindi è stata la volta dei punti nodali del programma: “Come dice Tiziana, il più delle volte dobbiamo cercare di far sì di non anteporre i nostri personalismi alla grande causa del Popolo della Libertà. Noi dobbiamo mettercela tutta per non consegnare l’Italia alla sinistra. Siccome la casa è un valore allora l’IMU va abolita e vanno restituiti i versamenti fatti; dobbiamo rimettere in moto l’economia ed allora è necessario pensare ad un condono fiscale; rilanciamo l’occupazione defiscalizzando le assunzioni dei giovani sotto i 35 anni.” L’ultima parte del suo intervento Di Stefano la riserva alla sinistra con toni accesi: “Non può governare l’Italia chi non sa governare in casa propria e mi riferisco alla vicenda del Monte dei Paschi di Siena –e poi ancora- Io ho paura e vergogna che possa arrivare in Italia un governo che quando deve prendere decisioni va dalla Merkel e da Hollande per prendere disposizioni. Io voglio un governo che prende le sue decisioni in Italia, a Roma, nelle sede istituzionali e non subisca le pressioni della Merkel e di Hollande, quelle pressioni che ci hanno fatto sbagliare nel 2011 e non tornare al voto. L’Italia ha 3000 anni di storia e possiamo insegnare cultura e storia quanto alla Germania quanto alla Francia”.

distefano.chiodi.pelino La chiusura è stata demandata al presidente Gianni Chiodi che, in primis, è tornato a parlare dell’antipolitica dovuta fondamentalmente a modelli comportamentali che hanno ingenerato una sfiducia nel cittadino e dovuti “all’abuso che si fa delle risorse pubbliche; all’abuso che abbiamo visto fare attraverso l’uso smodato di quelle che sono le risorse affidate ai partiti o assegnate ai gruppi consiliari; all’uso delle risorse pubbliche per massimizzare il proprio consenso elettorale senza pensare alle conseguenze che ciò può avere sulle future generazioni e sui nostri figli.” Chiodi si è, quindi, soffermato sulla crisi che sta attanagliando il nostro Paese non senza riservare un attacco a Bersani ed a Monti: “non è una crisi finanziaria – ha detto – ma una crisi industriale perché le nostre aziende perdono quote di mercato in quanto non sono competitive per i costi più alti dei concorrenti. In primis per il costo dell’energia del 45% superiore a quello nel resto dell’Europa, e su questo bisogna intervenire facendo impianti; poi per l’alto costo della manodopera dovuta al cuneo fiscale che c’è sopra e che va ridotto; infine per le tasse sulle imprese perché siamo il Paese dove il costo delle imprese è il più alto. Noi mi sembra che alcune proposte le abbiamo fatte ed in modo chiaro. Mi dite una proposta che vi viene in mente della sinistra di Bersani? L’unica è la patrimoniale di 40 miliardi ai ricchi e quando dice che la metterà ai ricchi chiedetevi chi sono i ricchi. A Monti dico che predica rigore e crescita, ma non ci dice come. Chiedetevi quanto vi è costato il bunga bunga e quanto la bancarotta del MPS: 4 miliardi di euro.” Infine il presidente, in previsione di una sua quasi certa ricandidatura alla guida della Regione, ha accennato alle politiche attuate dalla sua amministrazione divenute di esempio in tutta l’Unione Europea: “Siamo la Regione italiana che per legge è la regione a cui tutte le altre si devono adeguare per i costi della politica. L’unica Regione di Italia e d’Europa che in un contesto di crisi delle finanze pubbliche ha raggiunto  l’equilibrio di bilancio della sanità e riduce le tasse. Siamo l’unica classe politica che ha ridotto il debito pubblico del 25% e che lascerà un debito più basso di quello che ha ricevuto. A Monti che mi chiedeva come avessimo fatto ho detto  “e l’abbiamo fatto senza essere un governo tecnico, ma politico.”

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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