Nei primi nove mesi del 2012 il credito, in Abruzzo, ha subito una restrizione di 503 milioni di euro, realizzando il peggior risultato degli ultimi 10 anni. E dopo aver garantito per anni ossigeno al sistema produttivo, sono state soprattutto le piccole banche a segnare il passo. Lo dice uno studio realizzato da Aldo Ronci per la Cna abruzzese, secondo cui a fare le spese di questa situazione sono state esclusivamente le imprese, alle quali sono stati erogati 525 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente; insomma, se non ci fosse stato un lieve incremento del credito concesso alle famiglie consumatrici (+22 milioni), il risultato sarebbe stato ancor più disastroso.
Le piccole banche – illustra così lo studio – hanno ridotto il credito di ben 372 milioni di euro; le restanti, ovvero quelle di maggiori dimensioni, di 131. Tuttavia, in valore percentuale, il decremento del credito concesso dalle piccole banche, in Abruzzo, è stato del 2,87% contro il 5,47% nazionale.
Tra i territori la provincia di Pescara è quella che ha manifestato i dati più allarmanti: -222 milioni di euro, con Teramo (-136), Chieti (-106) e L’Aquila (-39) attestate su quote più modeste. Tra i settori produttivi, il solo a ottenere un incremento è stato quello dei servizi (+49 milioni), mentre l’industria ha subito una flessione molto pesante (-321 milioni), al pari di famiglie produttrici (artigianato, ndr) ed edilizia, che hanno subito un decremento rispettivamente di 141 e 118 milioni.
Male anche il capitolo relativo a tassi di interesse e “sofferenze”, ovvero i crediti che le banche non riescono più a incassare dai propri clienti. Nel primo caso, il sistema bancario abruzzese ha erogato finanziamenti con un tasso medio di interesse dell’8,9%, a fronte di una media nazionale del 6,73%, e dunque con uno spread di ben 2,23 punti percentuali. Da parte loro, invece, le “sofferenze”, nei primi nove mesi del 2012, hanno registrato un lieve incremento (64 milioni di euro); valore molto più basso rispetto a quelli degli anni precedenti, ma comunque alto se si considera il rapporto tra sofferenze ed impieghi (9,25% contro il 6,93% nazionale).
Quanto ai pochi dati positivi, è stato il credito alle famiglie consumatrici a far segnare un incremento di 22 milioni, frutto però della somma tra acquisto di abitazione (in picchiata: -713 milioni) e consistente incremento del credito per “altri acquisti” (+735). I depositi e il risparmio postale, infine: rispetto ai primi nove mesi 2011, hanno realizzato un’inversione di tendenza, passando da un decremento di 180 milioni ad un incremento di 966.
“La verità che emerge da questi dati è che l’Italia va male, ma l’Abruzzo va ancora peggio. Le imprese muoiono non perché incapaci di fare il proprio lavoro, ma perché non incassano il dovuto: come all’Aquila, dove centinaia di piccole imprese, che hanno realizzato interventi sulla ricostruzione, aspettano ancora il pagamento del dovuto”. Così il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, commentando i dati elaborati da Aldo Ronci sul credito. “In queste condizioni – ha sottolineato nel suo intervento – le parole rischiano di non avere più senso, perché il tempo della discussione è finito e ora si tratta solo di passare ai fatti. Con le altre associazioni d’impresa abbiamo chiesto alla Regione – che si è impegnato direttamente con il presidente Chiodi davanti ai componenti del Patto per lo sviluppo – di utilizzare 24 milioni di fondi Fas per il sostegno all’attività dei confidi. Mentre per altri 18, disponibili sul Por-Fesr, si è in attesa di uno sblocco dopo una vertenza giudiziaria. Forse, senza voler fare processi a nessuno, se queste somme fossero già state messe a disposizione del mondo delle imprese, non ci troveremmo oggi di fronte a dati così negativi sul credito”.
Sulla stessa falsariga il presidente della Cna abruzzese, Italo Lupo: «Nella forte restrizione del credito concesso alle imprese – ha dichiarato – impossibile non cogliere un riflesso di disperazione che coglie tanti piccoli imprenditori, per i quali non vale più nemmeno la pena rivolgersi al sistema bancario per chiedere prestiti”.