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Vasto e Lanciano si apprestano a perdere il loro ospedale?

Ospedale_Renzetti_LancianoNel corso di questi anni abbiamo sempre sentito parlare da una parte di nuovi ospedali, ben 5 nella nostra regione tra cui quello di Lanciano e quello di Vasto, dall’altra di tagli necessari dovuti alla spending review che disegnano un quadro ben diverso.

L’ultimo allarmante episodio è quanto accaduto proprio al nosocomio frentano  “Renzetti” per il quale Chiodi e C. hanno deciso il taglio della Stroke Unit, ovvero del reparto dedicato alla diagnosi e alla cura dell’ictus cerebrale in fase acuta, a vantaggio del policlinico “SS. Annunziata” di Chieti.

Pino Valente, vice sindaco di Lanciano, si è espresso duramente contro l’ennesimo  pesante sgarbo della Regione alla sanità lancianese sottolineando come il suo comportamento avvalori la tesi di un “disegno perverso” perché si giunga alla morte della sanità nei territori dell’Abruzzo meridionale. “La sproporzione dei provvedimenti sin qui posti in essere in materia sanitaria – ha dichiarato Valente – con ridimensionamenti, tagli, reparti chiusi e quant’altro di deleterio e negativo si possa auspicare per un ospedale, è avvenuto e continua ad avvenire sulla testa dei cittadini, i quali vedono calpestati, sistematicamente ed in modo crescente, i propri diritti ad una sanità pubblica di qualità”.

Dinanzi a questo acceso grido di allarme, l’ennesimo proveniente dalla Frentania, non possiamo non ricordare, però, anche tutta la diatriba inerente gli stanziamenti già pronti per il nuovo S. Pio di Vasto, i ritardi che stanno attanagliando la realizzazione della sala emodinamica, i tagli che hanno colpito, e sfidiamo chiunque a dire che non sia vero, il laboratorio di analisi tant’è che a volte bisogna attendere anche due settimane per ottenere i risultati (a prescindere, e lo diciamo prima, dalla tipologia e dalla complessità delle analisi).

E, poi, la questione fondamentale: il taglio delle Unità operative, dei dirigenti e, soprattutto, dei posti letto, comune ai due ospedali, che se portato ancora Ospedale_S.Pio_Vastoavanti minerà pesantemente la sopravvivenza dei due nosocomi  siti in due delle aree più popolose ed estese dell’intera regione. Già, perché sotto una certa soglia di assistiti l’ospedale diventa anti-economico e, quindi, va soppresso. E, forse, è questo il “disegno perverso” che lo stesso Valente richiamava, ovvero la volontà malcelata non solo di non dotare le due città di nuove strutture ospedaliere, ma addirittura di giungere ad una chiusura di quelle già esistenti in favore dei nosocomi dell’area pescarese-teatina o, al limite, della costruzione di un solo nuovo ospedale nella zona della Valdisangro.

Un altro pesante macigno sul valore delle due città e sulla loro economia che non sta certamente vivendo uno dei momenti migliori. Soprattutto Vasto, che nel corso degli anni è stata depauperata e defraudata di ogni rappresentanza (a proposito, la prossima potrebbe essere il Consorzio di Bonifica Sud), che doveva essere una nuova provincia d’Abruzzo e che oggi viene considerata alla stregua di un paesello disperso. Intanto, la classe medica ospedaliera sembra già consapevole di tali evenienze, tant’è che sempre più spesso ti senti dire “sto aprendo il mio studio privato in città, vieni lì” (e non si capisce perché in Italia non sia possibile una separazione delle carriere tra ospedalieri e privati). La soppressione del S. Pio, così come quella del Renzetti, che alla luce di queste considerazioni non pare per nulla remota, determinerebbe non solo un aumento sconsiderato della mobilità che peserà abbondantemente sulle tasche dei cittadini, ma anche la soppressione dei corsi paramedici, come quello infermieristico della nostra città.

Facile, dunque, dire “abbiamo pareggiato il debito della sanità abruzzese”, se tutto viene fatto seguendo le leggi della politica nazionale di questi anni per la quale a pagare devono essere solo i cittadini-utenti che a fronte di una tassazione che aumenta giorno dopo giorno, certamente non per colpa propria, vedono ridursi qualità e quantità di servizi ed assistono ad un aumento inquantificabile dei costi sanitari e ad un depauperamento economico del proprio territorio.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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