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Regione: fumata bianca per la nuova legge elettorale

Consiglio regionale

Consiglio regionaleNon sono mancati momenti di alta tensione nella lunga giornata dell’Emiciclo, dove oggi l’assise regionale doveva decidere del progetto di riforma della legge elettorale. Erano solo alcuni i nodi al pettine dell’agenda odierna e su di essi si è registrata una vera guerra di posizioni. In particolare le quote rosa hanno suscitato non più di qualche strappo. Sulla questione, temendo un tranello dei colleghi, Alessandra Petri (Pdl), Marinella Sclocco (Pd) e Nicoletta Verì (gruppo misto) erano arrivate a chiedere il voto palese e, invece, alla fine la procedura di votazione si è svolta secondo la normalità. Ci ha messo parecchio a smaltire la rabbia anche Lorenzo Sospiri, quando Nazario Pagano ha ufficializzato la sospensione del Consiglio fino alle 15 dinanzi alle insistenze del PD sull’innalzamento dello sbarramento, una decisione che il presidente della Commissione speciale per la legge elettorale non ha gradito affatto e che, poi, alla resa dei conti è sembrata una scelta azzeccata. Torniamo al testo licenziato, che dovrà probabilmente regolare già le prossime elezioni regionali. Assodato che si è proceduto alla diminuzione dei consiglieri da 45 a 31 e degli assessori da 10 a 6 ed abolito il listino, che spesso ha rappresentato un’ancora di salvezza per qualcuno in bilico, la soglia di sbarramento resta invariata al 2% per i partiti in coalizione (il PD avrebbe voluto il 4%) e del 4% per quelli che corrono da soli (i democratici l’avrebbero voluto al 6%). Non sarà possibile il voto disgiunto così come non ci sarà la doppia preferenza, ovvero la possibilità di votare per un uomo e per una donna per garantire uguale opportunità di rappresentanza nell’assise, due scelte che trovavano d’accordo anche il presidente Gianni Chiodi. Per il gentil sesso resta la magra consolazione dell’introduzione della composizione delle liste su base circoscrizionale in cui nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 60%; mentre è stato rimandato al mittente l’emendamento che chiedeva parità d’accesso agli uomini e alle donne negli spazi elettorali televisivi. L’orientamento del Consiglio ha spinto le tre rappresentanti femminili ad abbandonare l’aula prima di procedere alla votazione in segno di protesta. Si chiude, quindi, qui un capitolo importante per la storia amministrativa dell’ente regionale: ora partiranno strategie e calcoli per valutare attentamente le possibilità di conquista di uno scranno e di garantire rappresentatività ad ogni parte dell’intera regione.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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