Non c’era giornale, nelle ultime ore, che non indicasse soltanto due soluzioni: dimissioni o governo del Presidente. Ma il Presidente non ha fatto né l’una né l’altra cosa. Li ha spiazzati. Perché è un Presidente vero, uno dei più illuminati della storia repubblicana. Perché, al contrario dei giornalisti, quasi tutti di parte, e dei politici, naturalmente di parte, Napolitano è il custode fedele di una Carta, è l’ultima garanzia rimasta in un Paese in cui può persino capitare di vedere un Ministro degli Esteri che se ne va senza comunicarlo a nessuno, prima di annunciarlo in Parlamento, in un Paese in cui gli impresentabili e gli irresponsabili fanno a gara a delegittimarsi gli uni con gli altri. Resta fino all’ultimo giorno, Napolitano e, con i gruppi ristretti, tenta di delimitare il campo, di segnarne i confini, di indicare una possibile rotta per chi verrà dopo. Già, chi verrà dopo? Se fossi nei panni dei parlamentari di Pd, Pdl e Scelta civica, non ci penserei nemmeno un attimo: sulla scheda scriverei ancora Napolitano. È vero, lui ha già detto più volte che a 88 anni non si fanno gli straordinari ma, a fronte di una rinnovata e ampia chiamata, non potrebbe sottrarsi. Nessuno è obbligato a restare in carica per un altro intero mandato e, dopo le dimissioni del Papa, nessuno avrebbe da ridire sull’eventuale stanchezza di un capo dello Stato, ma uomini di questa tempra, di questa alta sensibilità istituzionale, di questa lucidità e moderazione, di questo garbo, di questa misura, ne fanno sempre meno. Affidarsi ancora a lui in un contesto così tragico, in giorni così bui, nelle notti senza fine della nostra amata Repubblica, è l’unico atto di responsabilità che impresentabili e irresponsabili potrebbero regalarci. Per una volta penserebbero all’Italia e non ai loro orticelli che non danno più alcun frutto.
Davide D’Alessandro