Non finisce mai l’interesse che gli studiosi e gli appassionati cultori dell’opera e della personalità di Gabriele D’Annunzio e il legame che il Vate ha dimostrato sempre per la città di Pescara. Dobbiamo alla cortesia del prof. Corrado Gizzi, direttore della Casa di Dante in Abruzzo di Pescara, che ci ha donato la pubblicazione “Una fetta della cultura d’Abruzzo” che riproduce la documentazione sulla “Mostra permanente di fotografie e dediche autografe” nel “Ritrovo del Parrozzo” di viale Pepe a Pescara. Ci troviamo di fronte a uno scrigno di inediti amorevolmente custoditi dal dott. Pierluigi Francini, cui si deve, altresì, come e stato rilevato, aver realizzato nel “Ritrovo” una delle più singolari e preziose mostre permanenti di documenti e foto di alto valore, non solo storico, ma anche, e soprattutto affettive. Una Mostra che il Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Pescara, arch. Giuseppe De Dominicis, ha considerato come una lodevole iniziativa valida attraverso la quale poter ricostruire “la storia di una popolazione e del territorio”.
La Mostra Permanente è legata alle prestigiose realizzazioni di Luigi D’Amico che il 24 luglio 1927 inaugurò il “Ritrovo del Parrozzo”, Sala da Te che era attigua al negozio di dolciumi e che iniziò a raccogliere le dediche fotografiche e grafiche dei clienti più importanti. Un successo di notevole valore culturale, tanto che la Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Firenze del 3 marzo 2001, ha riconosciuto il “Ritrovo del Parrozzo” di Pescara “un ponte verso il mondo, tra i pubblici esercizi storici ambasciatori della cultura italiana”.
Una Mostra che vuole essere, soprattutto, un santuario ove custodire e proiettare all’attenzione delle generazioni future, l’inestimabile patrimonio di cultura, di storia, di costume, proprio perché, attraverso la raccolta di fotografie e dediche autografe, si possono leggere le vicende storiche e il folclore di un popolo, legati a personaggi che costituiscono la memoria di vicende che il “Ritrovo del Parrozzo” custodisce, nella convinzione di tramandarle ai posteri insieme a tanti esponenti dell’arte, della letteratura, del cinema, tra cui Gabriele D’Annunzio, Giacomo Acerbo, Luigi Illuminati, Emma Gramatica, Sibilla Aleramo, Basilio Cascella, Maria Melato, Antonio Di Jorio, Cesare De Titta, Pitigrilli, Trilussa, Raffaele Viviani, Mafalda Favero, Salvator Gotta, Salvo Randone, Nunzio Filogamo, Silvana Pampanini, i Savoia, Mussolini, Luisa Baccara, Elsa Merlini, Pio XI, F. Paolo Michetti, Pietro Mascagni, De Pinedo, Beniamino Gigli, Paola Borboni, Maria Caniglia, la mitica Milly, Anna Fougez; Nanda Primavera, Titida De Filippo, Nino Taranto, Macario, Virgilio Riento, Silvio D’Amico, Antonio Gandusio, Rosina Anselmi, Nuvolari, Rina Morelli, Tito Gobbi, Totò, Paolo Stoppa, Carlo Ninchi, ed ancora Maria Gallese D’Annunzio giovanissima sposa del Vate, madre di Mario, Gabrielino e Veniero e, naturalmente, sonetti autografi di Gabriele D’Annunzio tra cui la dedica “A Luigi D’Amico, marchese del parrozzo”, ed i famosi sonetti, quello dei “gioielli” inviati a Luigi D’Amico, realizzati dall’orafo del Vittoriale Mario Buccellati, insieme in dialetto abruzzese inneggiante al “Parrozzo” (pane rozzo – il pane di granturco) per distinguerlo da quello “nobile” cioè fatto con farina bianca.
Giuseppe Catania