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Vecchio e Nuovo

Matteo RenziRiceviamo e pubblichiamo. Da che mondo è mondo, c’è sempre un nuovo mondo che vuole prendere il posto del vecchio mondo. Non lo fa con delicatezza, con rispetto, con riguardo. Ha la pretesa di scacciarlo con forza, con prepotenza, insofferente per l’attesa. Ma se chi mira a sostituire non valuta i passi e gli atti di chi l’ha preceduto, è condannato a ripeterne gli errori. C’è un’eredità che il vecchio mondo trasmette al nuovo e il nuovo deve farsene carico, assumerla su di sé, prima di cambiarne misure e connotati. Il nuovo mondo non deriva dal vecchio, ma ne è parte, tutto ne porta con sé e su di sé. Pensare di affidarsi all’amnesia, non ri-conoscere la propria immagine in quella passata, è utopia che si fa pericolo. Il Nuovo spinge, strepita, azzanna. È vorace. Ha fame. Eppure, se impegna il proprio tempo a screditare il Vecchio, commette una doppia ingiustizia: verso il Vecchio e verso se stesso. Il Mondo che si rinnova non ha cesure e non ha confini. Non c’è un prima e un dopo. C’è un adesso di cui rendere eternamente conto. La velocità del Nuovo irride la lentezza del Vecchio, la leggerezza del Nuovo snobba la pesantezza del Vecchio, il pc si mangia la Lettera 32, qualcos’altro mangerà il pc, ma la rinuncia alla consapevolezza, all’attenzione, allo scandaglio critico di ciò che è e di ciò che è stato, non di ciò che appare e di ciò che è apparso, predestina il Nuovo al fallimento, alla caduta, pur dopo l’ebbrezza, l’entusiasmo, la gloria. Sic transit gloria mundi senza l’equilibrio necessario, indispensabile. Il Vecchio, si sa, non vuole mollare. Mai. Ma lo farà. La contingenza lo costringerà a piegare il ginocchio. Ad arrendersi. Sbaragliarlo è inutile. Eliminarlo dalla scena, peggio. Verrebbe sbaragliata, eliminata anche una parte del Nuovo. I passaggi vanno attesi e compresi, non anticipati. Vecchio e Nuovo sono risvolti della stessa medaglia. Prima erano testa e croce, ora sono altre immagini, altri simboli. Ma resta la fede in un bisogno di scambio reciproco. Fino in fondo. Ah, se anche la politica sapesse ciò che sa la vita!

Davide D’Alessandro

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