Già dal titolo, Album Biango, l’ultimo lavoro discografico di Elio e le storie tese propone un miscuglio di riferimenti: in primis al The White Album dei Beatles, la cui traduzione italiana evoca lo scenario dissacrante dell’albume delle uova o il bianco dei capelli di un gruppo ormai attivo da più di 20 anni, al quale però non manca la consueta verve satirica. Le singole tracce, sono un’escalation di differenti sound, dal progress rock di Come gli Area, alla disco dance anni ’70 di Amore Amorissimo (un omaggio a Domenico Modugno), passando per la varietà musicale della traccia Complesso del primo maggio, in cui i toni vanno dalla musica balcanica all’heavy metal. Anche gli argomenti affrontati sono molto vari; dall’insidioso approccio con le nuove tecnologie della generazione attempata (Enlarge your pensis) alla insana smania di fotografare continuamente (Lampo). Non manca nemmeno il personaggio paradossale tipico protagonista delle storie di Elio (Luigi il pugilista) e il riferimento al mondo dello spettacolo (Il tutor di Nerone). A Sanremo 2013 gli Elii avevano dato un assaggio di questo nuovo lavoro con La canzone mononota e Dannati Forever, due pezzi brillanti e riuscitissimi, tra i migliori dell’album. L’allegro complessino non avrebbe potuto scegliere niente di più appropriato per sconvolgere l’orizzonte della canzone melodica italiana; d’altra parte, già nel 1996, aveva portato una ventata di novità al Festival, con la Terra dei cachi che parlava dei problemi di mafia, corruzione e sanità presenti in Italia, non risparmiando la parodia dei brani sanremesi. Quest’anno, eseguendo la Canzone Mononota gli Elii hanno replicato la beffa: il brano descrive puntualmente tutte le variazioni musicali eseguite su un’unica melodia ed è difficile non immaginare riferimenti alle monotonie musicali dei brani in gara. Davvero un capolavoro d’ironia e virtuosismo con il finto finale seguito dalla ripresa di un’altra strofa per poi arrivare alla chiusa definitiva: “C’è poi il samba di una nota sola/ ma se ascolti attentamente, dopo un po’ cambia/ Jobim non ha avuto le palle di perseguire un obiettivo/ non ci ha creduto fino in fondo/invece noi sì“. Niente da dire, poi, su Dannati forever, un vero e proprio sberleffo sociale: “tu tu tutti insieme all’inferno/ anche il governo/co co co co coi sodomiti, i moderati, i giornalisti e/ gli esodati“. Nel testo sono incluse anche alcune battute riuscitissime come “Tu tu tu tutti insieme all’inferno/ all’inferno all’inferno all’infé/ come la Reggio Calabria – Salerno in agosto” o “dopo una cena elegante all’improvviso fornichi”.
Altra stilettata contro consuetudini ormai storiche è il Complesso del primo maggio, in cui si prende in giro l’intera kermesse musicale (come anche la traccia A piazza San Giovanni) , con il ritornello che propone due figure tipiche del concertone, il ragazzo del centro sociale e il poliziotto, “che lo vuole acchiappare”. Nelle strofe, invece, s’immagina un’ipotetica scaletta dei cantanti partecipanti con immancabili citazioni parodiche di pseudo-brani da loro proposti, come quelli di Goran Bregovic, Davide Van de Sfroos, Linea 77 (sui quali s’ironizza per la problematica convivenza di due cantanti nella band) e del gruppo che valorizza il territorio. Si citano anche Negramaro e Jovanotti, come i pezzi grossi che canteranno alla fine. Paradossalmente, quest’anno, con una grande dose di autoironia, sono stati proprio Elio e le storie tese a chiudere il concertone in Piazza San Giovanni, regalando un’esibizione spassosa e intelligente (con il contributo dell’artista Mangoni): evidentemente il pubblico se n’è accorto e lo Album Biango, è da qualche settimana ai primi posti nella classifica FIMI.
Nausica Strever