La battaglia su Ombrina Mare 2 non è ancora chiusa, ma ora è il WWF a provare a scrivere la parola fine a una vicenda annosa che mina ancora la salute ambientale di tutto il centro Adriatico. E il sodalizio ambientalista lo fa con l’ausilio dei propri legali perché ritiene che quella richiesta avanzata dalla Medoilgas Italia doveva essere rigettata già nel 2010 e, invece, pende ancora come una Spada di Dàmocle per quello che definisce un illegittimo e abnorme “congelamento” della pratica.
Il WWF ha inviato una vera e propria diffida al Ministero dell’ambiente perché disponga “il ritiro in autotutela del giudizio positivo di compatibilità ambientale n. 1154 del 25 gennaio 2013, in quanto completamente illegittimo e abnorme”.
Attraverso il suo legale nonché vice-presidente della sezione Abruzzo, Herbert Simone, l’organizzazione ambientalista ha deciso di porre in essere un’iniziativa clamorosa per fermare un progetto ritenuto “assolutamente inaccettabile perché contrastante con la normativa settoriale, incompatibile con gli interessi del territorio e della collettività abruzzese (dal punto di vista ambientale, sociale, economico, produttivo, demografico) e del tutto irrazionale considerate le esigenze di protezione dell’ambiente che hanno portato alla previsione del Parco Nazionale della Costa teatina, il cui procedimento istitutivo è oggi in itinere”.
Oltre a queste ragioni il WWF evidenzia nella sua diffida anche “un profilo di radicale illegittimità e abnormità del procedimento che lo rende nullo e illegittimo: l’istanza di pronuncia di compatibilità ambientale riguardante il progetto fu presentata dalla Medoilgas Italia s.p.a. il 3 dicembre 2009. Il 7 ottobre 2010 la commissione VIA e VAS del Ministero adottò un giudizio negativo di compatibilità ambientale alla luce delle limitazioni alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi poste dal D.Lgs. n. 128/2010, il cosiddetto “decreto Prestigiacomo”.
Secondo il WWF in quel momento la partita era da ritenersi chiusa in quanto il procedimento avrebbe dovuto a quel punto “essere immediatamente definito in senso ostativo mediante l’adozione formale di un provvedimento di rigetto, tenuto conto della normativa vigente in quel momento e del giudizio negativo già espresso dalla Commissione VIA. Risulta invece che il procedimento sia stato congelato e sospeso contravvenendo alle più elementari regole – generali e settoriali – che disciplinano i procedimenti amministrativi (e in particolare quelli riguardanti i progetti di coltivazione dei giacimenti di idrocarburi), che imponevano la chiusura del procedimento. La violazione delle suddette regole ha permesso la anomala ripresa del procedimento di autorizzazione del progetto di sviluppo del giacimento Ombrina Mare”.
Tutto l’iter successivo, per gli ambientalisti, rappresenta un gravissimo vizio di forma iniziale che rende evidentemente illegittimi i passaggi successivi ed è per questo che chiede al ministero il ritiro in autotutela di “tutti gli atti che sono stati adottati nel 2012 e nel 2013: in particolare va revocato e/o annullato il parere n. 1154 del 25 gennaio 2013 della CTVA che in modo completamente illegittimo, nell’ambito di un procedimento radicalmente viziato, ha espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale sul progetto suindicato”.
Alla resa dei conti, insomma, per il WWF è stata “soltanto una anomala e irregolare sospensione del decorso temporale del procedimento che ha consentito di eludere l’inevitabile decadenza del permesso di ricerca e per questo intima e diffida il Ministero dell’Ambiente a concludere ora per allora, mediante l’adozione di un formale provvedimento di rigetto, il procedimento attivato dalla Medoilgas nel 2009 disponendo il ritiro in autotutela gli atti successi, resi possibili soltanto dalla violazione delle regole”.