Don Antonio, innanzitutto tanti auguri per i tuoi cinquant’anni di sacerdozio. Ti chiedo una prima impressione su questi anni di ministero sacerdotale.
“E’ una domanda semplice e difficile a rispondere nello stesso tempo, perché, dalla mia ordinazione del 29 giugno 1963 a oggi, sembra trascorso quasi un millennio. E’ cambiata un’epoca, un tempo ecclesiale, una visione del mondo e della Chiesa, un cambiamento totale della società. C’è stato il Concilio Vaticano II che ha rimescolato profondamente un modo di vedere e di sentire la Chiesa e la società, ed ha proiettato la presenza e la realtà della Chiesa, in una dimensione totalmente nuova e diversa”.
I tempi sono quindi profondamente cambiati.
“La nostra epoca è diversa, con caratteristiche tutte proprie e con una esigenza nuova di presenza anche per operare il bene e vivere la propria vocazione sacerdotale”.
Il Concilio ha avuto la sua importanza di presenza?
“Il Concilio è stato una vera grazia di Dio, intuito e voluto da papa Giovanni XXIII: è stato l’evento teologico ed ecclesiale più importante di tutto il XX secolo, che continua ancora oggi a illuminare e a spronarci in una certa direzione del cammino della Chiesa”.
Parliamo della sua vocazione. Come le è venuto il pensiero di diventare sacerdote.
“La mia vocazione l’ho sentita da piccolo. Il grembo della mia vocazione, come in tanti altri sacerdoti del tempo, è stata la vita parrocchiale da me vissuta. Guidato da un parroco molto bravo e sensibile agli altri come don Felice Piccirilli che ha visto in me i presupposti umani e spirituali per una cammino sacerdotale; e me li ha fatti mettere sempre più in evidenza, fino alla prospettiva di entrare in Seminario, per meglio vagliare la mia vocazione e realizzare un cammino di preparazione spirituale e umana in vista del sacerdozio. Così come in effetti è stato, sempre con la mia libera scelta e partecipazione; e con tanta gioia personale, fino ad arrivare alla mia ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1963”.
Come ricorda quella giornata?
“Eravamo in quattro ad essere ordinati nella cattedrale di san Giuseppe a Vasto. Due chierici diocesani: il sottoscritto e un mio compagno di teologia, don Ferdinando Cocco, morto una decina di anni fa, stroncato da un infarto. E due monaci benedettini del monastero di Miracoli di Casalbordino. Siamo stati ordinati dall’arcivescovo Bosio. C’era tanta gente. Vasto era allora sede centrale di una diocesi a sé, quella appunto di Vasto, poi soppressa e accorpata a Chieti nel 1986. La prima messa l’ho celebrata il 30 giugno 1963, con grande solennità e partecipazione della comunità di San Giuseppe”
Siamo arrivati agli inizi del suo ministero sacerdotale. Come si è svolto e con quali incarichi?
“Il primo settembre mons. Bosio, un arcivescovo bresciano, santo, colto e buono, che mi è stato sempre vicino, con stima e affetto come un buon padre spirituale, mi ha destinato come vice-parroco a San Giuseppe, la cattedrale della Diocesi, guidata da don Felice Piccirilli. Nel 1964 mi ha nominato Mansionario del Capitolo della Cattedrale; il primo ottobre 1963 mi ha dato la prima nomina di insegnamento di religione al “Palizzi” di Vasto, dove ho insegnato fino al 1971 per poi passare alla Cattedra di Storia e Filosofia al Liceo classico di Vasto; successivamente al Liceo classico di Chieti, il G.B. Vico, che aveva una sezione operativa presso il Seminario Regionale di Chieti, dove ho insegnato dal 1974 al 1978: ho avuto, come alunni, anche i chierici del seminario, che oggi ritrovo come bravi sacerdoti in Diocesi”.
Cosa ci può dire del suo impegno di docenza?
“La docenza, nella volontà di Dio, è stata l’altra anima, o l’anima parallela, del mio ministero sacerdotale. Essa è stata una scelta pastorale di grande impegno ministeriale sacerdotale, di annuncio e di evangelizzazione cristiana. Erano gli anni ’60, ’70 e ’80 del secolo scorso. Anni duri di scontri e di contrapposizioni ideologiche e pratiche, in ogni ambito della vita personale e sociale, con la ricerca continua di un modello di società più giusto e valido per tutti. Considero oggi l’insegnamento, in visione retrospettiva, una scelta di coraggio intellettuale, anche sul piano pratico operativo, come sacerdote, in una età storica di grandi contestazioni dappertutto nella società, ma anche nella chiesa, con profondi cambiamenti sociali sempre alla ricerca di un nuovo più giusto equilibrio di vita”.
Lei è stato pure docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose.
“Ho insegnato per quasi vent’anni presso l’ISSR di Chieti e di Vasto, le due sezioni dell’unica scuola; e per dodici anni nella scuola annessa per gli aspiranti diaconi laici dell’Arcidiocesi; ed è stata un’altra bella esperienza di docenza che mi ha impegnato molto, ma anche mi ha dato molto sia sul piano culturale che umano. Con questi Diaconi laici conservo oggi un buon rapporto di amicizia e di collaborazione; così come con i tanti docenti di religione che oggi insegnano nelle scuole statali”.
Ci parli delle sue numerose pubblicazioni.
“Le mie pubblicazioni risentono dell’impegno culturale e attualizzano alcuni temi della docenza che rispecchiano temi importanti del Concilio. Ho pubblicato, nel mio 25° di sacerdozio: “I laici nella Chiesa del post-Concilio”. Successivamente: “Chiesa e società secolarizzata”, con riferimenti di grande attualità del mondo contemporaneo. Così come “Famiglia Chiesa domestica”. Tutti argomenti attuali e importanti. Ci sono poi monografie su personaggi del clero vastese (don Felice e don Cinquina), una prima biografia sul Beato Angelo da Furci e sul Servo di Dio Dino Zambra, un giovane chietino di cui seguo a Roma il processo di beatificazione e di cui ho scritto anche la “Positio” per la Congregazione vaticana. Ho pubblicato argomenti di attualità storica sulla ex diocesi di Vasto e sulla Concattedrale di San Giuseppe (dove ho operato come sacerdote per ben 47 anni); un approfondimento culturale sull’Umanesimo cristiano in rapporto ad altri umanesimi. Spero di pubblicare ancora qualcosa in occasione del mio 50° di sacerdozio, sempre su temi storici e culturali di attualità”.
E adesso parliamo della sua parrocchia di San Lorenzo Martire.
“Nel 2009 sono stato nominato parroco di San Lorenzo Martire, nella periferia ovest di Vasto. È stato un passaggio a livello personale, molto impegnativo, ma sempre bello e pieno di fiducia nell’aiuto del Signore, perché ho dovuto ricominciare a 70 anni, una esperienza di vita pastorale in ambiente totalmente nuovo che ha richiesto forza d’animo e coraggio umano. Ho fatto la mia obbedienza alla voce del Vescovo, e mi sono lanciato di slancio nella nuova esperienza pastorale, che tuttora continua con fede e amore e con piena disponibilità personale verso tutto e tutti. Ho rimesso a nuova la chiesa grande e l’ho riaperta al culto; ho risolto problemi all’interno delle opere parrocchiali; ho dato vita a una nuova confraternita ecclesiale per un cammino religioso della popolazione; sto ristrutturando e riaprendo al culto con grande determinazione e partecipazione anche finanziaria personale, l’antica storica chiesetta tratturale, che sarà riconsacrata con solennità dall’Arcivescovo Bruno Forte, il prossimo 4 luglio, alle ore 18, in occasione delle giornate della fede e della memoria che ricordano il mio 50° di sacerdozio. Cerco sempre di più di continuare nella conoscenza delle persone, ambiente, problemi, mettendomi al servizio di tutti con umiltà e disponibilità sacerdotale, su tutto l’ampio territorio parrocchiale, cercando sempre il contatto umano, spirituale e pastorale. Il tutto è nelle mani del Signore e della Madonna de La Salette, che sempre operano e agiscono direttamente, servendosi delle nostre povere mani umane, per diffondere dappertutto e come vogliono la divina misericordia, di cui parla molto, oggi, anche Papa Francesco. Sempre “Deo gratias”. Ma anche “Miserere mei, Domine”. L’impegno è grande, ma confido pienamente nel Dio dell’amore e della misericordia. Come è stato sempre anche nel resto della mia vita”.
PROGRAMMA
Sabato 29 giugno anniversario dell’ordinazione sacerdotale
ore 19,00 Celebrazione Santa Messa giubilare con la Comunità parrocchiale, i ragazzi di AC e del Catechismo, gli educatori e catechisti, i responsabili dei vari settori parrocchiali e i fedeli, con le Congreghe della città e la Congrega della Salette. Breve processione con la statua della Madonna della Salette. Al termine un momento di festa.
domenica 30 giugno
ore 10,30 Ricordo della prima Santa Messa celebrata, con famiglia, parenti e comunità parrocchiale, gruppo di prima Comunione e Cresima. Celebrazione solenne Santa Messa e processione con la statua di San Lorenzo Martire.
Giovedì 4 luglio
ore 18,00 – Con la partecipazione di S.E. Mons. Arcivescovo Bruno Forte e gli amici della città e della Diocesi
– Riconsacrazione dell’antica Chiesa tratturale di San Lorenzo Martire ristrutturata e riaperta al culto del pubblico, affidata alla custodia di fede della Congrega parrocchiale della Salette.
– Processione con le statue di Santa Maria della Salette e di san Lorenzo Martire dalla chiesetta tratturale alla chiesa grande.
ore 19,00 Celebrazione solenne Santa Messa Giubilare di don Antonio Bevilacqua concelebrata da S.E. Mons. Arcivescovo e dai sacerdoti presenti.