Era un po’ l’ultima fiammella accesa prima del buio: e invece si è spenta anche quella cancellando pressoché ogni speranza di salvezza. Il 2 luglio, la Corte Costituzionale ha deciso per la condanna a morte dei tribunali di Vasto e Lanciano, ovvero per la soppressione di 31 Tribunali ed altrettante Procure della Repubblica, di tutte le 220 Sezioni distaccate e di ben 646 Uffici del Giudice di pace come stabilito con la promulgazione della Legge 148/2011 e la successiva pubblicazione dei Decreti 155 e 156.
La Consulta aveva accolto l’istanza del Coordinamento Nazionale degli Ordini Forensi Minori fissando la trattazione delle questioni di legittimità costituzionale dei provvedimenti adottati dal Governo per i giorni 2 anticipando quindi le udienze previste originariamente per l’8 ottobre, ovvero dopo l’entrata in efficacia della Legge.
Questione di legittimità sollevate anche dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura che la Corte ha respinto dichiarando che la revisione della geografia giudiziaria italiana, come voluta dal ministro Severino, non contrasta con la Costituzione.
Dunque, a settembre via alla soppressione dei tribunali. Solo in Abruzzo i termini verranno rimandati al 2015 dopo che il sisma del 2009 ha evidenziato le inadeguatezze delle sedi di L’Aquila e Chieti.
La battaglia, però, non è chiusa: da lunedì, infatti, riparte lo stato di agitazione degli avvocati di tutta Italia che entreranno in sciopero fino al 16 luglio. Una decisione presa per provare a sollecitare la riapertura di un dibattito per ridisegnare, se non cancellare, quella tanto discussa nuova geografia giudiziaria, ma le speranze sono davvero poche.
Lu. Spa.