La Laterlite SpA di Lentella rischia la chiusura dopo la bocciatura da parte del Comitato VIA regionale alla apertura della nuova cava di argilla, materiale indispensabile alla produzione di una delle poche aziende dell’area vastese non soffocate dalle morse della crisi. Molto è stato detto da tutte le parti, amministratori e sindacalisti in primis. Oggi è la volta dell’azienda che ha parlato per bocca di Eugenia Marè, che ha inteso rispondere alle critiche e gli attacchi piovuti da più parti, a cominciare dal WWF per arrivare a Rifondazione e via discorrendo.
Al centro dell’intervento della Marè, diffuso attraverso una nota, vari punti nodali della vicenda a cominciare dalla carenza di materia prima e dalle conseguenze delle decisioni assunte per ora a cominciare dalla Cassa integrazione per i lavoratori: “Né l’azienda né i lavoratori si sono mai trovati nella condizione di dover sottostare a un ricatto che abbia come possibilità di scelta il lavoro a discapito dell’ambiente. Di fatto, senza l’estrazione della materia prima, la produzione di argilla espansa non è possibile. La richiesta di cassa integrazione, già programmata per il particolare momento economico, è stata solo integrata per la contestuale necessità di dilazionare i tempi per insufficienza di materia prima. Le quantità di argilla attualmente disponibili non permettono di arrivare alla fine dell’anno”.
Quindi la Marè torna a ribadire la necessità di aderire alla richiesta di dilazioni avanzate nei giorni scorsi per giungere nel frattempo a “un’auspicabile risoluzione delle problematiche inerenti l’autorizzazione all’estrazione della materia prima. La risoluzione, cui Laterlite sta lavorando con serio impegno per risolvere le criticità sollevate dalla Comitato di Valutazione Impatto Ambientale, è nella realtà dei fatti di ordine meramente tecnico”. D’altronde fin dai primi momenti l’azienda era parsa propensa ad aderire alle eventuali prescrizioni del Comitato pur di giungere a evitare la chiusura.
Un altro capitolo dolente era quello delle presunte emissioni sia idriche, che avrebbero contribuito a minare la salute del fiume Trigno, che in atmosfera. Nel primo caso l’azienda ha più volte ribadito come le acque utilizzate dalla Laterlite provengano dalla raccolta e dal trattamento delle sole acque meteoriche che vengono riusate nel ciclo produttivo senza essere sversate. Riguardo alla questione Trigno la Marè aggiunge “Nel corso del 2012, proprio nel periodo in cui è emersa la problematica di non potabilità dell’acqua prelevata dal fiume Trigno, tali acque sono state oggetto d’indagine analitica da parte degli enti preposti al controllo e tali controlli hanno evidenziato la piena conformità ai limiti di legge. Inoltre, da quanto è emerso negli ultimi mesi, i parametri sotto osservazione nelle acque del Trigno non sono in alcun modo riconducibili a sostanze utilizzate nel ciclo di produzione né alle categorie di rifiuti da noi utilizzati”.
Resta poi la questioni delle emissioni in atmosfera. “Il camino dell’impianto di Lentella – scrive la Marè – è controllato da due sistemi di monitoraggio in continuo collegati on line con l’Ente di controllo, che può così verificare, in tempo reale, tutti i dati emissivi ed i più significativi dati di processo. La presenza di due sistemi di rilevazione dei dati emissivi è garanzia di continuità di acquisizione dei dati in caso di malfunzionamento di uno dei due sistemi. Tali strumenti sono sempre in funzione”.
Dunque, la questione Laterlite è tutt’altro che chiusa, ma ancora una volta a fare le spese dell’indecisione e della lentezza burocratica sono i lavoratori, ben 66 tra effettivi e interinali, che da un giorno all’altro rischieranno di trovarsi senza più occupazione.