Sale la tensione, come era presumibile, sulla vicenda della riconversione della ex Golden Lady e sono questi i rischi della superficialità gestionale di questioni delicatissime dalle quali dipende il future di tante famiglie. Ieri sera sono dovute intervenire le Forze dell’ordine per sedare la protesta dei lavoratori assiepati dinanzi i cancelli dello stabilimento gissano per impedire a un incaricato della Silda di prelevare del materiale e portarlo via. Poco alla volta il numero dei presenti è cresciuto con il passaparola e si sono rischiati davvero momenti di scintille spente prontamente dai carabinieri di Gissi e dagli agenti della polizia di Vasto. Un atto di forza, quella dei dipendenti per riaccendere i riflettori su una vicenda che rischia di finire nel dimenticatoio e per rivendicare i propri diritti a questo punto davvero calpestati. E chiedono certezze sul loro futuro, soprattutto quelli che dovevano essere reimpiegati dalla Silda, mentre per la New Trade i giochi sembrano definitivamente chiusi.
Vista la ferma opposizione dei lavoratori, questa mattina i rappresentanti sindacali sono stati chiamati a un confronto negli uffici dell’azienda in Valsinello con un funzionario della Silda e, telefonicamente, con il titolare della società Daniele Di Battista. Seppure virtualmente il numero uno di Silda ha chiesto comprensione ai lavoratori chiedendo loro di lasciare portare via almeno i campioni pronti per garantire la produzione che possa soddisfare le richieste soprattutto estere. Intanto provvederà, in un tempo limite di 60 giorni, a approntare un nuovo piano industriale che dovrebbe comprendere in primis l’ingresso di un nuovo socio in grado di iniettare capitale fresco.
I lavoratori, però, non si fidano: vogliono innanzitutto il pagamento degli arretrati e, poi, garanzie sul futuro. Per questo stanno valutando attentamente l’opportunità di rivolgersi a dei legali per chiedere un sequestro preventivo dei beni e bloccare ogni possibile asportazione di materiale. Intanto, però, è giunto sul posto il titolare della Mac Senion, l’azienda marchigiana produttrice dei macchinari affidati alla corregionale Silda. Scopo dell’inaspettata visita la valutazione dello stato delle attrezzature e presenti nello stabilimento e la volontà di far valere i propri diritti di proprietà su quei macchinari che non sono stati ancora pagati. Un’altra mazzata per i 260 lavoratori in questo momento in cui sembra calare il buio pesto su tutta la triste vicenda.