È un week-end rovente nella Valsinello, non soltanto per l’anticiclone che ha di nuovo portato le temperature a livelli dispnoici, ma anche per gli sviluppi che la vicenda dell’azienda, la ex Golden Lady, più grande del nucleo industriale sta vivendo. Molti sono i passaggi che si incrociano in una delle vicende più intricate che si ricordino: da una parte, è stata avviata la procedura fallimentare. Infatti il 31 luglio scadevano i termini indicati nella fidejussione consegnata ai lavoratori per il saldo delle spettanze, di cui, però, non si ha traccia. Ecco allora che i legali dei lavoratori hanno approntato l’istanza di fallimento per la Silda, da consegnare se entro lunedì non arriveranno i bonifici.
Secondo passaggio importante la deposizione di un esposto-denuncia da parte delle tre organizzazioni sindacali principali, ovvero Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil nella caserma dei carabinieri di Vasto. 4 pagine per chiedere chiarezza sulle responsabilità di una riconversione fallita. Il testo ricostruisce minuziosamente i passaggi di questo intrigo, ma, soprattutto, cerca di evidenziare l’esistenza di violazioni penali. Toccherà ora alla Magistratura ravvisare l’esistenza o meno dei presupposti per un’azione investigativa e dare, dunque, il la a un’indagine accurata che tocchi tutti i diversi aspetti e tutti gli enti, istituzioni e esponenti coinvolti.
Un terzo capitolo è quello politico, per il fatto che in troppi avevano parlato di un successo anche con manifesti roboanti. Alla vigilia di una campagna elettorale senza risparmio di colpi c’è da giurarci che il caso Golden Lady sarà al centro di attacchi reciproci, perché, se da una parte la Regione Abruzzo ha sicuramente delle responsabilità nella vicenda, dall’altra non si può dimenticare quel che è successo in queste settimane in cui il governo di centrosinistra ha avuto sì il merito di indire una riunione, che, però, ai più è parsa meramente di facciata. Basti pensare al fatto che Provincia di Chieti e Comune di Gissi, pur direttamente coinvolti nei passaggi al MISE, non sono stati chiamati al summit; che i rappresentanti parlamentari del territorio che, probabilmente avrebbero fatto pesare le ragioni del territorio, non sono stati ammessi; che molte confusione traspare dai documenti diffusi dalla direzione del ministero.
Infine, crediamo e lo diciamo da tempo, che in un momento come questo sarebbe opportuno ripensare a una riconversione generale e totale dell’intera area dandole una connotazione produttiva diversa e specifica per poter creare una stabilità occupazionale di cui, purtroppo, nessuno finora sembra preoccuparsi.
Insomma una vicenda in cui molte sono le responsabilità che avrà strascichi per molto tempo.
Lu. Spa.