“Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Vasto ,il 26 luglio 2013, ha condannato la Sport Management SpA al risarcimento del mancato salario delle sottoscritte (difese dall’avv. Pignatelli) a partire dal Settembre 2011 oltre che ad ordinare l’immediato reimpiego alle medesime condizioni economiche applicate dal precedente gestore (riconoscendo la sussistenza al diritto soggettivo per le sottoscritte).”
Ad annunciarlo sono Assunta Sanese e Rosa Dario, due lavoratrici della stessa società, che precisano: “La società Sport Management SpA di Verona, dopo essersi aggiudicato l’appalto per la gestione dell’impianto fino al 2016, ha rinunciato lo scorso fine giugno all’onere prescritto con una cessione del ramo d’azienda a favore di una società pugliese, ad oggi non ancora manifestatasi nelle sue intenzioni ,oltre che ‘fisicamente’.
Le obbligazioni dell’appalto impegnavano la Sport Management SpA al riassorbimento anche degli addetti ai servizi di pulizia e manutenzione pregressi; impegnavano il Comune di Vasto, alla vigilanza del corretto adempimento dei vincoli sanciti. Al contrario, la Sport Management SpA,ad inizio gestione (settembre 2011) violò palesemente le obbligazioni, non solo decidendo di non riassumere parte del personale ma applicando ai collaboratori rimanenti una drastica diminuzione della tariffa oraria con la applicazione di contratti vietati dallo stesso Bando; il Capitolato Speciale di Appalto, infatti, indicava chiaramente la riassunzione alle stesse condizioni economiche e contrattuali pena la rescissione con l’aggiudicatario. Ma sia la Sport Management che – cosa gravissima da un punto di vista amministrativo, come ammonirà successivamente anche l’AVCP a favore di un ricorrente – i diretti responsabili del procedimento, Sindaco, Dirigente ed Assessore, ignorarono ogni sostanza e le violazioni collaterali oggi accertate, nei nostri confronti, dalla magistratura ordinaria”.
“Ci chiediamo – proseguono le due lavoratrici – come mai l’amministrazione comunale di Vasto, nonostante Sport Management SpA avesse precedenti in questo senso come “modus operandi” (come ha sancito la sentenza del TAR delle MarcheN. 00380/2013 REG.PROV.COLL. N. 00664/2012 REG.RIC.), nonostante le innumerevoli interrogazioni dei consiglieri di maggioranza, di opposizione ,nonostante le richieste dei rappresentanti sindacali, nonostante le palesi violazioni evidenziate rispetto al regolamento di appalto, nonostante le ammonizioni dell’Autorità Garante per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, nonostante le sentenze definitive di condanna di Sport management e le ordinanze (mai rispettate) della magistratura a favore dei lavoratori, abbia consentito, o meglio, abbia sostenuto e tollerato la gestione di una struttura pubblica in questi modi che sconfinano con la illegalità ed il sopruso.”
“Resta in noi la convinzione – concludono Assunta Sanese e Rosa Dario – che l’Amministrazione Comunale sia stata compiacente con tale stato di cose (la piscina comunale attuale è scesa a standard pessimi rispetto alle precedenti gestioni e rischia seriamente di non aprire per il prossimo settembre) con atteggiamenti oltremodo ipocriti rispetto allo scadimento del servizio.”