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Decreto “taglia precari”: storia di un licenziamento di massa annunciato?

Marco Fars
Marco Fars

È il Partito della Rifondazione Comunista, attraverso una nota congiunta del segretario regionale Marco Fars e del responsabile Lavoro di PRC Abruzzo Carmine Tomeo, a lanciare un allarme pericoloso dopo che il Governo Letta ha approvato il decreto per la stabilizzazione dei precari nella Pubblica Amministrazione. Secondo i due esponenti di sinistra “Il decreto approvato  nei giorni scorsi dal governo Letta, riguarderà quasi 200.000 lavoratori in tutta Italia. Oltre 3.000 in Abruzzo. Ma nei bandi solo il 50% dei posti di lavoro saranno destinati al personale attualmente precario. E sono escluse i lavoratori atipici e interinali”.

E proprio da questa amara constatazione che prende spunto un altrettanto amara quanto preoccupante considerazione “Quello che il governo Letta chiama “stabilizzazione dei precari” potrebbe risolversi in un licenziamento di massa dei dipendenti precari della pubblica amministrazione. Il decreto approvato  nei giorni scorsi dal governo a trazione PD-PDL, riguarderà quasi 200.000 lavoratori in tutta Italia. In Abruzzo, saranno interessati dal decreto “taglia precari” (come sarebbe più corretto chiamarlo) oltre 3.000 lavoratori”.

Nella nota si spiega anche perché si sia giunti a una tale posizione In sostanza il decreto del governo Letta impone che nel 2014 solo il 40% del personale che va in pensione” potrà essere sostituito. Percentuale che sale a solo il 50% nel 2015 ed al 100% nel 2016. Ma nei bandi che potranno essere previsti nel corso del triennio, solo il 50% dei posti di lavoro potranno essere assegnati al personale attualmente precario. Se consideriamo che il decreto si riferisce a lavoratori con 3 anni di contratto a tempo determinato negli ultimi 5 anni, con esclusione di altre forme atipiche ed ancora più precarie come esternalizzati e interinali, si capisce subito che a ad essere stabilizzata sarà una parte molto esigua degli attuali precari.

Parliamo di personale che lavora in condizioni precarie nella pubblica amministrazione da molti anni. Si tratta di lavoratori che sono stati impiegati con le medesime mansioni dei loro colleghi con contratti a tempo indeterminato, impiegati negli stessi luoghi di lavoro, sottoposti agli stessi dirigenti. Viene da immaginare che questi lavoratori precari, se sono andati bene per anni, dovrebbero essere stabilizzati; se non andavano bene, qualche responsabilità l’avranno i dirigenti. Che senso ha, allora, determinare per decreto un licenziamento di massa dei lavoratori precari, per sostituirli parzialmente attraverso un «percorso parziale di inserimento altamente selettivo», come ha dichiarato il presidente Letta?”

Alla fine, Fars e Tomeo si lasciano andare a un pesante attacco nei confronti delle decisioni assunte dal Governo targato PD-PdL quando lo accusano di dare continuità alle scelte dell’esecutivo Monti “L’unica risposta plausibile – scrivono infatti – è data dalla constatazione che il governo Letta si muove in piena continuità con quello Monti. Entrambi sostenuti da PD e PDL; entrambi rispondenti non ai bisogni delle persone in carne ed ossa, ma alle volontà della cosiddetta Troika finanziaria. Quella, per intenderci, che costringe la Grecia ai licenziamenti di massa senza salvarla, ma aggravandone la situazione”.

Infine, nella loro analisi, i due rappresentanti abruzzesi di Rifondazione pongono l’accento su come “a pagare questa politica di massacro sociale saranno non solo i lavoratori precari della pubblica amministrazione, ma tutti i cittadini. I precari che verranno licenziati sono infatti impiegati nella maggioranza dei casi in servizi essenziali, quali la sanità e l’istruzione. In questi due settori è impiegata la metà del personale precario della pubblica amministrazione abruzzese. Che ne sarà di quei servizi, già sofferenti, spesso inefficienti e con carenza di personale, come chiunque personalmente ha sicuramente constatato recandosi in un qualunque ospedale? Il governo Letta a guida PD-PDL non risponde; il governo Letta risponde alla Troika”.

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