Arriva dall’assessore alle Politiche agricole, Mauro Febbo, il mea culpa per il decreto sulla soppressione di alcune sedi del Servizio di Continuità assistenziale nel territorio vastese, così come stabilito dal decreto firmato dal presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. “Abbiamo sbagliato – ha ammesso candidamente Febbo, durante l’incontro di ieri a Monteodorisio – e sicuramente il decreto sarà da rivedere”. L’apertura è arrivata durante l’incontro promosso dai medici del Servizio di Continuità assistenziale che ha registrato la presenza di numerosi rappresentanti politici del territorio e amministratori di vari livelli; presenti, oltre all’assessore Febbo, l’onorevole Maria Amato, i consiglieri regionali Antonio Menna, Antonio Prospero, Giuseppe Tagliente, Franco Caramanico, il presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, il presidente del Consiglio comunale di Vasto, Giuseppe Forte, e una folta rappresentanza di sindaci e amministratori, tra cui Ernesto Sciascia, di Monteodorisio, Angelo Pollutri, di Cupello, Andrea Venosini, di Celenza sul Trigno, e il vicesindaco di Fossacesia, Alessandro Marrone.
Ammesso l’errore, Febbo però ha voluto “dividere” le responsabilità con il Comitato Ristretto dei Sindaci che aveva dato parere favorevole all’operazione. Seppur “non vincolante”, infatti, il Comitato presieduto dal sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, avrebbe potuto rimarcare con maggior forza i rilievi emersi in seguito. Su questo punto, però, si è aperto un “piccolo giallo”, a seguito dell’intervento del vicesindaco di Fossacesia che, in qualità di membro del Comitato, ha tenuto ha rimarcare che lo stesso Comitato non avrebbe espresso nessun parere favorevole, ma avrebbe solo potuto prendere atto della situazione. La “difesa d’ufficio” di Marrone, però, è miseramente franata durante uno dei tanti battibecchi della serata. Al consigliere regionale Antonio Menna che era tornato sull’argomento, infatti, il vicesindaco Marrone aveva vivacemente ribadito che non c’era stata alcuna approvazione da parte del Comitato e, altrettanto vivacemente aveva invitato Menna a presentare un documento che provasse il contrario. Purtroppo per il vicesindaco di Fossacesia, però, il documento è saltato fuori davvero, letto alla platea dallo stesso Menna, e ha di fatto chiuso una discussione che si era trascinata per tutto l’incontro.
Non sono comunque mancati altri momenti di tensione, soprattutto durante l’intervento del Direttore di Distretto Fioravante Di Giovanni, che ha riproposto il Piano già presentato nell’incontro di Celenza sul Trigno per potenziare il servizio sanitario, a seguito del decreto di soppressione di alcune sedi Guardie Mediche, smentendo di fatto il mezzo dietrofront di Febbo: “Credo sia difficile bloccare questo percorso, ma abbiamo l’alternativa, che è un piano che riutilizzi i perdenti posto in attività diurna”. L’onorevole Amato, a tal proposito, ha invitato tutti a confrontarsi proprio su questo piano, a conoscerlo nel dettaglio e nel considerare i “margini di trattativa” sullo stesso, per vedere se può risultare un’utile alternativa.
Per il resto, i medici del Servizio di Continuità Assistenziale hanno sottolineato la necessità di non sopprimere nessuna sede, prima dell’attivazione di un’alternativa valida, con un certo scetticismo verso il Piano di Di Giovanni, per un territorio difficilmente raggiungibile in breve tempo, visto la struttura dello stesso e una viabilità quantomai precaria. Su questo punto, poi, il presidente Di Giuseppantonio è stato chiaro: “Al di là del futuro dell’Ente, la Provincia non ha fondi per provvedere al miglioramento delle strade, che andranno quindi ulteriormente peggiorando”.
Sindaci e medici hanno quindi contestato il decreto dei tagli “nel metodo e nel merito”, supportati dagli interventi dei politici presenti: “Lo sviluppo del territorio – ha dichiarato l’onorevole Amato – non può prescindere da quello delle zone interne. O costa ed entroterra vanno a braccetto o non c’è futuro per nessuno”. Un concetto apprezzato e ripreso in chiusura dell’evento dal sindaco di Celenza sul Trigno, Andrea Venosini, la cui amministrazione ha promosso un ricorso al Tar contro il decreto regionale. Nonostante il “consiglio” di Febbo di “lasciar perdere i ricorsi al Tar, tanto il decreto dovrà essere cambiato”, il sindaco di Celenza non si fida e va avanti per la sua strada: “La nostra non è volontà di creare problemi, ma finché il decreto non viene revocato il ricorso può servire a creare la possibilità di dibattito che è mancata. Abbiamo un’occasione storica per il territorio e spero che il percorso iniziato ci conduca a qualcosa di positivo”.
Natalfrancesco Litterio