È con un affondo sulla gestione lancianocentrica che il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca è tornata ieri sulla questione della Sasi e del rinnovo del Consiglio di Amministrazione tralasciando di entrare nelle vicende giudiziarie che stanno sconquassando l’Ente.
“Il 7 ottobre i tre schieramenti Pd, PdL e UdC hanno presentato tre liste – così il primo cittadino sansalvese ha ripercorso i passaggi della questione Cda che assume connotati meramente politici – quella dell’UdC è stata esclusa e sono andate al ballottaggio le altre due. Si è ritenuto di presentare delle liste che fossero conformi alle indicazioni previste dalla spending review e così il presidente era di nomina politica gli altri due componenti erano dipendenti pubblici”.
La Magnacca ha sottolineato come il centrodestra intendesse tutto il Cda a costo zero tant’è che il rappresentante scelto dal PdL aveva già accettato di non percepire compensi per l’incarico alla stregua dei due dipendenti che percepiscono solo il rimborso spese per recarsi a Lanciano. Inoltre il nuovo Cda aveva solo il compito di traghettare l’ente alla fusione entro 6 mesi con la Isi proprietaria delle reti idriche “per ottenere una gestione oculata, efficace ed efficiente così da recuperare gli errori commessi in questi anni e che i sindaci di centrodestra hanno sempre evidenziato e a cui più o meno con ritardo i giudici hanno dato ragione”.
Per la nomina del Cda della Sasi si ricorre alla adozione del metodo D’Hondt per l’attribuzione dei seggi e dopo lo scrutinio sarebbero toccati due posti al Partito Democratico ed uno al Popolo delle Libertà. Secondo la ricostruzione del primo cittadino il Pd avrebbe deciso che il candidato del PdL (Patrizio D’Ercole, ndr) non potesse assumere l’incarico nemmeno come consigliere semplice, il secondo della lista ha rinunciato per motivi personali, ma neppure il terzo della lista (Silvia Torricella, ndr) è stata convocata per il Cda “ed è stato invece convocato il terzo indicato nella lista del PD che è un dipendente di Vasto, in violazione di tutte le norme”. “Questo è indice del fatto che per loro la legge è un fatto secondario – ha affondato la Magnacca – lo diciamo noi e potrebbe essere una critica politica, ma lo sta dicendo anche la Procura di Lanciano”.
Le posizioni del sindaco sansalvese sono state avallate anche dall’onorevole Fabrizio Di Stefano: “Noi abbiamo detto che ormai da 4 anni i nostri sindaci non approvano il bilancio Sasi perché ritenevamo che fosse illegittimo per quanto riguarda la componente dei ripiani e di tutta una serie di vicende tecniche. A noi non interessa il dato giudiziario, ma interessa il dato politico che una battaglia sulla gestione amministrativa dell’ente che noi conduciamo da 4 anni oggi è stata riconosciuta valida anche dalla Magistratura. E qualora quello che noi temevamo fosse confermato anche dal giudizio della Magistratura nell’ente si scatenerebbe un caos finanziario davvero drammatico. E allora la responsabilità politica di questa situazione se la devono assumere in toto i dirigenti e i sindaci del Partito Democratico che hanno riconfermato la gestione Scutti che oggi con queste altre decisioni dimostra la incapacità assoluta di gestire serenamente questo ente. Noi abbiamo presentata una diffida a Scutti a convocare in maniera corretta il nuovo Cda perché non può essere lui competitore e giudice della stessa gara”.
Secondo l’iter procedurale, come riportato dall’onorevole in quota PdL il presidente Scutti avrebbe dovuto convocare il Cda contemplando anche D’Ercole e comunicarlo agli enti terzi di vigilanza e al presidente della Regione Gianni Chiodi (cosa non fatta) allegando le sue obiezioni in merito alla incompatibilità (in quanto di nomina esterna politica, ndr) del candidato del PdL. L’ente terzo avrebbe dovuto giudicare tale incompatibilità e chiedere la surroga di D’Ercole con i candidati a seguire nella lista (prima il secondo e , poi, eventualmente il terzo), tutti passaggi non eseguiti dal presidente riconfermato.
E Di Stefano chiama più volte in causa proprio il PD non risparmiando i toni duri “Il drammatico silenzio del Partito Democratico su questa vicenda è indice di coscienza sporca perché non intervengono per mettergli un freno ed evitargli di sbagliare”.
L’onorevole lancia un affronto diretto all’operato del presidente Scutti e alle scelte della sua gestione “E Scutti che cosa teme di questo ingresso di un esponente che non sia consono alla sinistra e alla sua linea politica? – ha detto Di Stefano – Teme che si vada a fare un controllo degli atti, degli incarichi degli affidamenti delle consulenze? Non si preoccupasse lo faremo comunque con gli strumenti che la legge ci da. Con più difficoltà certo. Perché qui si gioca sulle risorse dei comuni e sulla pelle dei cittadini e Scutti non può pensare di giocarsela per conto suo questa partita, ma ne deve rispondere in toto. E poi il centrosinistra non ha sempre detto che è per l’acqua a gestione pubblica e questa di Scutti è privatistica, anzi solitaristica”.
L’ultimo affondo Di Stefano lo riserva proprio al capitolo bilancio. Secondo l’onorevole i sindaci di centrosinistra sono talmente ideologicizzati che non si sono resi conto di aver approvato prima il bilancio della Isi che diceva che il bilancio Sasi era sbagliato e poi hanno approvato quello della Sasi, approvando così due bilanci che dicono l’uno l’esatto contrario dell’altro.
Dunque, questi i presupposti di una guerra politica in primis senza risparmio di colpi decisi su un ente forse troppo spesso salito agli onori delle cronache. Intanto toccherà adesso alla Magistratura provare a fare chiarezza su questa vicenda della nomina del Cda, ma non solo, alla luce degli avvisi di garanzia che hanno raggiunto proprio Scutti e alcuni ex componenti il Cda della Sasi.
Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)