Alla luce di quanto accaduto nella convenzione dei democratici vastesi è Davide D’Alessandro, consigliere indipendente nell’Aula Vennitti, a fare una prima riflessione, piuttosto critica a onor del vero, sul valore di quelle operazioni di voto che hanno rappresentato un successo per Civati, ma un fallimento per il PD vista la scarsa affluenza. Ecco le sue riflessioni che rappresentano sempre e comunque motivo di dibattito.
“Nun ‘gna fa, avrebbe detto Gianfranco Funari. Il Pd non ce la fa. Né a nascere né a morire. Né a essere ciò che i suoi elettori vorrebbero che fosse. Resta appeso alla voglia di guidare un Paese, ma prigioniero di correnti e di una vocazione minoritaria che non scaldano, che non penetrano nei cuori. È freddo il Pd. Immobile. Statico. Senz’anima. Anche a Vasto, dove all’evento clou della Convenzione comunale, si sono presentati a votare soltanto 83 persone rispetto ai 256 iscritti. Ha vinto, pensate un po’, Civati, perché a chi sa leggere bene i numeri non sfugge che i suoi 20 voti valgono molto di più dei 40 di Cuperlo. Ha perso Renzi, perché un solo Molino non fa primavera. La politica non è solitudine, è incontro e scontro, dialettica viva, coinvolgimento popolare. Poi, vinca il migliore. Ma i partiti personali (anche il Pd lo è, magari non di una sola persona, ma di pochissime persone sì) non possono rispondere ai cittadini in attesa di essere governati. Se Renzi fa il Berlusconi senza il carisma (e la forza) di Berlusconi, molto meglio l’originale dell’imitazione. Se il fiorentino fa il “Nientalista”, come lo rappresenta l’ottimo Crozza, il Pd continuerà a non farcela. A essere altro rispetto a ciò che i suoi elettori vorrebbero che fosse. Se ogni politico, o aspirante tale, è mosso soprattutto dall’ambizione personale, che pure deve necessariamente avere, il fallimento è dietro l’angolo. Senza visione, senza progetto, senza squadra, resta soltanto una poltrona da conquistare. Che rende bene al politico, o aspirante tale, ma poca cosa, anzi NIENTE, ai cittadini”.