“Mancano 40 giorni alla fine del corrente anno 2013 e per il futuro dell’O.P.S. è buio fitto. Sinora impegni e promesse di una maggiore concretezza, assunte a più voci dalla maggioranza che guida la provincia di Chieti, sono risultate solo vuote parole senza alcun seguito concreto. Sono sempre più a rischio quaranta posti di lavoro”. È Camillo D’Amico, capogruppo provinciale del Partito Democratico a rilanciare l’allarme sull’azienda di organizzazione di progetti e servizi della Provincia: “È stato ricostituito il cda – ha ricordato D’Amico – consegnando la guida dell’ente partecipato ad un uomo fidato ed esperto: Giacinto Mariotti già assessore con la giunta guidata da Mauro Febbo. Un uomo di sicura e certa appartenenza che abbiamo sentito ed ascoltato in commissione consiliare unitamente all’assessore delegato, Mauro Petrucci. Entrambi ci hanno anche assicurato che avrebbero riferito e confrontatosi sui contenuti della nuova convenzione con la provincia e sulle strategie future. Dopo tante parole e rassicurazioni nulla è accaduto”. Da qui, la richiesta di convocazione della commissione “Bilancio e Sviluppo economico”, per tornare sull’argomento.
Per il capogruppo Pd, inoltre, “la sentenza della sezione Abruzzese della Corte dei Conti ha fatto chiarezza e giustizia sul fatto che questi enti non rientrano tra i rigidi dettami della spending review; senza presunzione alcuna noi l’avevamo previsto in virtù di una sentenza simile emessa dalla sezione Ligure ma siamo rimasti inascoltati. Rimaniamo convinti dell’utilità e della positiva operatività dell’O.P.S. che potrebbe allargare funzioni, attività e partecipazioni societarie. Lo ribadiamo anche di fronte alla grande incertezza legislativa che aleggia sul futuro delle Province e dell’ordinamento degli Enti Locali in generale. Al riguardo rimaniamo convinti che bisogna produrre una complessiva riforma dei livelli istituzionali, previsti in Costituzione; questo deve avvenire in maniera contestuale e che abbracci tutti i livelli senza risparmio alcuno”. Secondo D’Amico questo processo di riforma deve partire da quella della legge elettorale: “è la prima e più urgente riforma da fare”.