Molti, ma non tutti, i rappresentanti locali del Partito Democratico che ieri pomeriggio hanno accolto Massimo D’Alema presso la Sala Museale del Castello di Monteodorisio per un incontro mirato a “sponsorizzare” l’elezione di Gianni Cuperlo alle primarie dell’8 dicembre: c’erano il “padrone di casa”, ovvero il sindaco di Monteodorisio, Ernesto Sciascia e la sezione locale del Pd, insieme al sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, il sindaco di Cupello, Angelo Pollutri e quello di Casalbordino, Remo Bello; c’erano il segretario regionale del partito, Silvio Paolucci e il capogruppo provinciale Camillo D’Amico, l’onorevole Maria Amato e Carlo Moro, coordinatore del Vastese e il consigliere comunale di San Salvo, Arnaldo Mariotti. Naturalmente assenti i sostenitori dell’antagonista per eccellenza di Cuperlo alle prossime primarie, ovvero Matteo Renzi, l’oggetto delle “attenzioni” dello stesso D’Alema che ha voluto sottolineare come tra Renzi e Cuperlo ci siano due idee diverse di partito: quella di Renzi, che – a detta di D’Alema – considera il partito come “una macchina elettorale al servizio del leader”, e quella di Cuperlo, “indirizzata al rafforzamento del partito”. Per D’Alema, quindi, la scelta è tra “un leader al servizio del partito o un partito a servizio di un leader”.
Altra critica di D’Alema a Renzi, quella sul doppio ruolo di sindaco di Firenza e segretario, qualora venisse eletto: “Quella del segretario è una funzione che non si può affrontare part-time, senza contare il conflitto di interesse che si creerebbe: chiamato a dare delle indicazioni, per esempio, sulle opere pubbliche, Renzi parlerebbe da sindaco di Firenze o da segretario del Pd? È chiaro che un sindaco ha degli interessi ‘particolari’ incompatibili con il ruolo di segretario. Qualcuno risponde che anche Cuperlo oltre a candidarsi alle primarie fa il deputato, ma non è la stessa cosa: il sindaco rappresenta una città, mentre un deputato – seppur eletto in un determinato territorio – rappresenta tutti. Chi si candida alla segreteria di un grande partito come il Pd farebbe bene almeno a dare una sfogliata alla Costituzione”.
Nel mirino di D’Alema anche alcune uscite di Renzi che lo avevano indicato come colui che ha distrutto il centrosinistra italiano: “È singolare – ha sottolineato l’ex presidente del Copasir – che Renzi si candidi alla segreteria di una realtà che considera distrutta; in realtà il Pd è una solida realtà che ha bisogno di tornate a radicarsi nei valori distintivi, senza scimmiottare la destra. È bene ricordare che il Pd esprime il presidente del Consiglio dei Ministri e, sebbene non siamo soddisfatti di un risultato elettore che ci ha costretto alle larghe intese, non è comprensibile come un esponente politico che si candida alla segreteria del partito lavori per far cadere un governo guidato da quello stesso partito. È comprensibile se lo fa Berlusconi, non il candidato alla segreteria del Pd”.
Il senso dell’attuale governo di larghe intese per D’Alema risiede in quelle riforme della politica che però tardano ad arrivare: nuova legge elettorale e diminuzione del numero dei parlamentari. “Cavalli di battaglia” piuttosto datati e difficilmente sfruttabili ancora a lungo, visto che questo governo di larghe intese tutto fa, tranne che quelle riforme.
Ad ogni modo D’Alema ha ricordato ai presenti l’importanza di portare al voto delle primarie “il popolo del centrosinistra”, in considerazione di “quello strano meccanismo che ci siamo inventati, per cui per decidere il leader del Pd può votare chiunque versi due euro; ma non è che poi noi possiamo scegliere il leader del centrodestra. Solo da noi si registra questa strana anomalia delle primarie aperte a tutti”.
Nonostante i sondaggi, a cui D’Alema non crede, la partita per le primarie è considerata quindi ancora aperta: “Renzi ha dalla sua parte tv, giornali, editori e tutti i poteri forti; se nonostante questo non ha ancora la maggioranza degli iscritti, significa che il partito è vivo e il risultato tutt’altro che scontato”.
Natalfrancesco Litterio