Con un Decreto atteso da 8 mesi il Governo Letta ha messo fine al finanziamento pubblico dei partiti che era stato già abrogato col referendum radicale del 1993 e reintrodotti l’anno successivo sotto forma di rimborsi elettorali.
L’annuncio è stato dato via twitter dal ministro Gaetano Quagliariello che ha scritto ”E’ una è andata: abolito il finanziamento pubblico ai partiti! Ora avanti con riduzione del numero dei parlamentari. Ecco i fatti”.
Gli ha fatto eco il premier Enrico Letta che ha dichiarato “Quando il governo è nato tra le priorità aveva l’abolizione del finanziamento con una riforma e un nuovo sistema basato sulla volontarietà dei cittadini e indicammo entro fine anno il termine perché la riforma ha una fase transitoria e scavallando l’anno ci sarebbe stato un rinvio” e con un tweet “Avevo promesso ad aprile l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti entro l’anno. Ora in Cdm manteniamo la promessa”.
Certo le polemiche non mancano a cominciare dal Mo5S che attacca chiedendo a Letta di restituire gli oltre 40milioni di euro incassati dal PD. Inoltre c’è chi pensa che la cancellazione dei finanziamenti pubblici taglieranno le possibilità di a chiunque di accedere al mondo della politica.
Con il Decreto emanato dal Cdm entra in vigore l’obbligo della certificazione esterna dei bilanci dei partiti politici ai quali il cittadino che vuole dare un contributo può assegnare il 2 per mille del proprio reddito in fase di dichiarazione o una eventuale contribuzione volontaria