Si terrà questa mattina a Montecitorio, e lunedì a Palazzo Madama, la votazione di fiducia al governo sulla Legge di Stabilità, l’ex documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), che detterà la risposta del Paese alla crisi che altrove sembra ormai agli sgoccioli e che in Italia sembra non trovare fine. Il Governo ha parzialmente accolto le richieste di revisione della riforma dei contratti di solidarietà che implicava una riduzione del trattamento di integrazione salariale dall80% al 60% mettendosi giusto nel mezzo, ovvero al 70%, e chissà se i vari Marcovecchio, Lapenna, Magnacca e via discorrendo, che nei giorni scorsi hanno rivolo appelli alla politica nazionale perché tornasse sui propri passi, saranno soddisfatti di questa decisione salomonica.
Queste alcune interessanti novità introdotti nella giornata di ieri: il pagamento della mini-Imu slitta dal 16 al 24 gennaio, mentre per la Tarsu si ferma al 16 gennaio. Non si paga l’Imu sui fabbricati rurali e non sono previste sanzioni e interessi per il pagamento insufficiente o in ritardo. Viene ripristinato il Fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa, mentre gli affitti non potranno più essere pagati in contanti. Nasce la Web Tax Light che comporta l’obbligo della partita Iva per gli acquisti di spazi pubblicitari on line e per il diritto d’autore. Da gennaio sarà possibile aumentare i prezzi delle bevande e degli alimenti ai distributori automatici in seguito all’incremento dell’Iva dal 4 al 10% e nascerà l’archivio telematico nazionale unico per Pra e Motorizzazione.
Una manovra, quella che il governo si appresta a sottoporre alla fiducia che ha scontentato gli industriali di Confindustria i cui studiosi hanno disegnato un quadro ancora preoccupante rivedendo al ribasso praticamente tutte le stime di “non” crescita.
Per il Centro Studi di Confindustria l’occupazione dovrebbe crescere dello 0,1% nel 2014 e dello 0,5% nel 2015, mentre il Pil (che quest’anno vedrà un calo dell’1,8%) vedrà una crescita dello 0,7% nel 2014 e dell’1,2% nel 2015. Intanto sono raddoppiati il numero delle persone cui manca il lavoro ormai a quota 7,3 milioni e quello dei poveri salito a ben 4,8 milioni.