Quel che sta accadendo in questi giorni non può non destare lo sdegno di chi come noi è impegnato quotidianamente a raccontare la storia della città di Vasto e del suo Comprensorio. Da anni lanciamo allarmi contro la evidente escalation criminale che sta soffocando il territorio vastese e da anni ci sentiamo accusare di creare allarmismo e veniamo invitati a non fare informazione in quelli che vanno considerati momenti sbagliati perché rischiamo di tagliare la testa al serpentone turistico.
Adesso, però, diciamo noi basta. Di fronte al furto audace di 20 mila euro al supermercato Todis da parte di tre malviventi, che hanno avuto il tempo di forzare un cancello, sfondare una vetrina con l’auto e prelevare la cassaforte, un’impresa durata tre minuti accompagnati dal suono assordante di una sirena proprio nei pressi della locale caserma dei carabinieri senza che alcuno intervenisse; di fronte all’esplosione nella notte di una bomba carta talmente potente da essere avvertita distintamente a parecchie centinaia di metri diciamo basta alla demonizzazione dell’informazione che non può non schierarsi contro una situazione che sta divenendo degna di località ben note per la criminalità dilagante.
Scippi, furti con scasso, bombe evidentemente minatorie (3-4 in un solo anno), prostituzione in strada, spaccio dilagante: come si può tacere e diventare omertosi di fronte ad una simile, fino a qualche anno fa anche surreale, situazione e non denunciare come quanto i giornalisti ritenevano allarmante sia stato sottovalutato a tal punto da divenire irreparabile.
Pare evidente che non si sia neanche provato a cercare delle opportune contromisure nascondendosi dietro organici delle forze dell’ordine ridotti al lumicino e dietro dati che configurerebbero una riduzione del numero di reati, ma, a leggerli bene, anche un aggravamento della natura degli stessi.
Spesso faccio notare come quando si parla di criminalità organizzata si pensi a regioni quali la Puglia, la Campania, la Calabria e la Sicilia: poi, però, a riflettere bene ti rendi conto che l’Abruzzo ha avuto tre Giunte regionali dilaniate dagli scandali; che il sistema sanitario e quello dei rifiuti sono finiti sotto la lente della magistratura; che termini come concussione, collusione e peculato appartengono ormai alla quotidianità; che il terremoto de L’Aquila rischia di diventare un caso Belice o Irpinia, mentre in Umbria dopo 4 anni tutti erano tornati ad avere la propria casa.
E ti accorgi che se fai un sondaggio per chiedere ai cittadini quale sia la priorità che l’Amministrazione locale deve affrontare mettendo tra le opzioni anche la promozione turistica, il verde pubblico e la viabilità, quella più sentita, e largamente, è proprio la sicurezza. Un problema che attanaglia, dicevamo, tutto il territorio se è vero che il sindaco di Cupello scrive al Prefetto per chiedere aiuto e quello di San Salvo ha dichiarato apertamente guerra allo spaccio e alla prostituzione.
Per Vasto il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, presieduto dal prefetto, Fulvio Rocco De Marinis, al quale hanno partecipato anche il questore di Chieti, Filippo Barboso, il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, e i vertici provinciali e locali delle Forze dell’Ordine, ha partorito il cosiddetto Piano di Controllo che è arrivato a dividere la città in due aree, quella Nord (Punta Penna, Incoronata, San Paolo, Corso Mazzini e via discorrendo) e quella Sud (Centro storico, Vasto Marina, Sant’Antonio Abate, Luci, ecc), in modo tale che una pattuglia del 112 presidia un’area e quella del 113 presidia l’altra per garantire sempre un rapido intervento in pochi minuti in caso di richiesta di intervento. Ieri al Todis, però, i malviventi hanno impiegato ben tre minuti e non è giunto nessuno.
Così come non si sono ancora viste le telecamere di videosorveglianza che lo stesso Comitato ha sollecitato a inizio ottobre e che, almeno quelle private, stanno aiutando spesso a risalire agli artefici di atti delinquenziali: certo il Comune ha preso l’impegno di adottarle in 18 mesi, ma forse sarebbe il caso di velocizzare i termini.
E non solo: vista la situazione forse sarebbe anche il caso di lasciare da parte certi preconcetti e valutare attentamente l’utilità o meno anche dei “Volontari per la Sicurezza”, perché, sic stantibus rebus, è in gioco la sicurezza dei nostri figli e delle nostre famiglie e su questa non si possono assumere posizioni aprioristiche, ma occorre mettere in campo ogni tipologia di azione per provare a contrastare fenomeni che possano minarla.
E se qualcuno abbia anche qualche altra idea si faccia avanti e vada valutata attentamente perché si ha bisogno dell’apporto di tutti soprattutto in momenti come questo in cui anche la crisi agevola una sorta di confluenza di “manodopera” verso l’universo criminale.
Noi, in barba a tutto e tutti, continueremo a denunciare e a sollecitare nella speranza che prima o poi qualcuno ci ascolti.
Lu. Spa.