È stata una conferenza stampa tanto attesa quella che Gianni Chiodi ha voluto tenere all’indomani del confronto con i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli tenuto in Porcura a Pescara nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli che vede implicate 24 persone tra il governatore dell’Abruzzo, gli assessori e i consiglieri regionali.
“Sono certo di aver chiarito tutte le perplessità dei magistrati ed ora restituitemi la dignità”, ha detto Gianni Chiodi dinanzi ai numerosi giornalisti che hanno affollato la sede pescarese della Regione. Il presidente ha definito “infamante” l’accusa di aver fatto la cresta sui rimborsi. “Voglio dire agli abruzzesi che non c’é accusa più infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi – ha detto – Non c’è. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto (Agi, ndr)”
I magistrati gli contestano ben 29 mila euro di spese senza giustificazione contabile, una accusa verso la quale Chiodi replica in modo perentorio “Non ho mai omesso nulla, anzi, spesso ho rinunciato ad ottenere i rimborsi “pure dovuti”. “Per le spese di rappresentanza nel 2012 – ha aggiunto – avevo un budget di 50 mila euro ed alla ragioneria ne ho restituiti 45 mila. Nel 2013 ancora 50 mila euro e ne ho restituiti 47.500 euro. Non ho mai inteso fare alcuna cresta, come è evidente. Su questo punto di vista mi sento sereno e forte e sento di non aver nulla da addebitarmi”.
Sono, però, 184 le missioni finite nel mirino dei magistrati “di cui 164 a Roma e le altre in Italia e all’estero” tra cui alcune a Milano, Arezzo, Taormina, Parigi e Nizza, missioni le cui contestazioni, secondo Chiodi, derivano semplicemente dal fatto che nei rendiconti vengono indicate ”con una generica dicitura di incontro istituzionale. Una pratica consolidata da 20-30 anni”. Il governatore ha anche sottolineato come le missioni all’estero e in Italia ”sono state facilmente ricostruite”, mentre per quelle a Roma sarebbero nella quasi totalità dei casi di missioni istituzionali o di rappresentanza.
Dopo aver glissato ieri, rispondendo con un semplice “non mi è stato chiesto”, oggi Gianni Chiodi ha parlato anche dei risvolti rosa della vicenda. A cominciare dalla permanenza a Roma finita al centro anche delle cronache nazionali. Per il governatore non vi è stato nessun raggiro tant’è che la fattura, anche alla voce tassa di soggiorno, parla esplicitamente di due persone. Il presidente della Regione si è dichiarato anche molto contento per il nuovo capitolo di inchiesta aperto dalla Procura proprio sulla nomina della presunta amante Letizia Marinelli a consigliere di Parità “perché da parte mia non c’è stata alcuna influenza che potesse determinare un favoritismo e saranno i magistrati ad accertarlo”
Dunque, Chiodi ha chiesto con forza di riavere la propria dignità anche perché “gli aspetti personali hanno diritto di essere chiariti ai cittadini se hanno riflessi sul mio comportamento istituzionale. E a questi aspetti non mi sono sottratto. Qualcuno dice che ho commesso un errore ingenuo, ma l’importante è ammetterlo”.
Già ieri, il governatore uscente aveva ribadito che non si sarebbe dimesso, nonostante che da banchi degli opposizioni si fossero levate voci di richiesta in tal senso, ma oggi è parsa chiara anche la volontà di continuare nei propositi di candidatura alle prossime regionali.