È stato un parterre de roi a presentare il restauro del carteggio dei fratelli Palizzi da oggi entrato nel patrimonio culturale vastese. Con la splendida cornice dalla Sala Pinacoteca di Palazzo d’Avalos, la presentazione è però iniziata con una nota polemica del primo cittadino Luciano Lapenna, che ha dato una prima risposta alle varie dichiarazioni che in questi giorni hanno rappresentato un attacco frontale alle spese per le tre principali istituzioni culturali della città, ovvero il Teatro Rossetti, la Scuola civica musicale e il Centro europeo di Studi rossettiani. Lapenna ha sottolineato come “il lavoro fatto ha rappresentato un grande sforzo per l’Amministrazione comunale”, alle prese con le ristrettezze economiche; “in un momento in cui si getta fango sulla cultura vastese progetti come questi non possono non dare grande soddisfazione” e non solo: il sindaco ha posto l’accento anche sul fatto che addirittura per la cultura Vasto spende troppo poco, meno dell’1 per cento del bilancio, proprio per mantenere le tre istituzioni aggiungendo “Si potrebbe fare molto di più per la cultura e l’impegno del Comune va verso quella direzione”.
Polemiche a parte è stato Francesco Tentarelli, soprintendente ai Beni librari e alle Biblioteche d’Abruzzo, a parlare del restauro che ha interessato ben 2897 documenti racchiusi in 5 volumi. Si tratta di lettere, fotografie, disegni, spartiti, inviti, ma anche, come chiarirà Mariantonietta Picone Petrusa, docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Università Federico II di Napoli, autobiografie di Filippo Palizzi, lettere tra costui e il sindaco di Vasto, missive con cui gli conferiscono incarichi, si dimette da incarichi o li rifiuta.
Tentarelli ha chiarito come si tratti di un “restauro condotto con molta perizia e con rispetto filologico della natura costitutiva dei documenti”, questi peraltro erano molto danneggiati e addirittura recavano il timbro in cera lacca.
Molte le fasi cui il carteggio è stato sottoposto: la decalcificazione, la pulitura con gomme a secco, la scucitura con bisturi, la collatura dei fogli, la velinatura per il rinforzo.
“il carteggio – ha aggiunto Tentarelli – consente a noi studiosi di tornare a fare i conti con questi personaggi e ci aiuta a capire meglio le influenze che hanno agito sugli artisti”.
Interessantissimo l’intervento di Lucia Arbace, soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, la quale ha accentato la necessità di giungere presto a una edizione critica del carteggio Palizzi “perché contribuirebbe a darci la possibilità di consultare questo materiale con più agilità e sarebbe di grandissima utilità per la ricerca”. D’altronde “il carteggio così restaurato è bene che non sia messo nelle mani di tutti”.
La Arbace ha delineato un quadro della figura di Filippo Palizzi e del suo verismo, in un’epoca di unione delle arti che ha portato finanche alla strutturazione di musei nei quali trovano posto tutte le attività artistiche dell’Ottocento.
La soprintendente ha descritto un Filippo Palizzi alle prese con i piatti di ceramica dipinti con animali, le mattonelle di maiolica cotte a bassa temperatura per favorire le sfumature, col “pavimento dei petali rosa a effetto trompe-l’oeil che sembra di tipo seriale ed in realtà è una tavolozza”, ma anche con le arti figurative dei presepi e con i grossi vasi.
Mariantonietta Picone Petrusa ha pienamente condiviso l’idea della Arbace di una edizione critica del carteggio, “che ho studiato e riprodotto abbastanza male più di vent’anni fa e di cui conosco la preziosità e il valore intrinseco”. Per la Petrusa il difficile compito di parlare di Filippo Palizzi e dei suoi fratelli attraverso i documenti. È stata una lunga esposizione nel corso della quale si sono analizzate varie lettere e ricostruiti episodi della vita e dei rapporti tra i Palizzi che hanno saputo attrarre l’attenzione del pubblico e degli studiosi presenti in sala. Parlando di Filippo ha ricordato non solo la qualità del pittore, ma anche il rigore e la dirittura morale nella vita e nei rapporti, sincero e pulito fino in fondo.
“Attraverso i documenti abbiamo un’immagine palpitante dei momenti e del dibattito dell’epoca – ha aggiunto la Petrusa – particolarmente vero per i Palizzi per la quantità di interessi che affrontano e per gli aspetti didattici e per le arti applicate”. E poi si è dilungata su Giuseppe Palizzi, di cui ha celebrato al corrispondenza col grande pittore parigino Edouard Manet.
L’intervento di chiusura è toccato a Mirko Menna, ricercatore del Centro Europeo di Studi Rossettiani, che ha parlato delle peculiarità di un carteggio nel quale evidentemente “ci sono lacune dovute a lettere mancanti” anche perché “quando i carteggi sono usciti qualche lettera non è più tornata”. Menna ha ricordato che nei documenti non vi sono solo scritti di Filippo e Giuseppe Palizzi, ma anche di Nicola e Francesco Paolo, della sorella Luisa e del padre Antonio.
Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)
fotoreportage: Natalfrancesco Litterio e Gianfranco Daccò