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A San Salvo uno degli ultimi mulini d’Abruzzo

Mugnaio3Di recente, la mancanza di competitività e la crisi globale hanno determinato la chiusura di moltissimi mulini, tanto che in Abruzzo sono pochissimi quelli rimasti, per lo più nella zona di Teramo e San Salvo”. A dipingere questo fosco quadro di una delle attività primarie più affascinanti ed essenziali è Giuseppe Molino, ex proprietario dell’ultimo mulino attivo a Vasto, uno dei tre storici che erano operanti nel territorio della città. Il mulino della sua famiglia era stato fondato dal nonno Giuseppe negli anni Quaranta per soddisfare le necessità dei vastesi i quali ritenevano fondamentale avere uno stabilimento di produzione della farina vicino alle abitazioni; così sarebbe stato più comodo procurarsi gli ingredienti utili per fare il pane, a quell’epoca alimento principale della loro dieta. Giuseppe Molino, da fornaio qual era, pensò bene di “riqualificarsi” e di aprire un mulino nel rione Croci, rimanendo sempre nello stesso campo del mestiere che amava. Adottò il sistema di macinazione a cilindri, che era stato appena messo a punto, e che avrebbe soppiantato quello tradizionale a pietra. Il mulino andava bene, tanto che i suoi figli, Armando e Benito, continuarono l’attività e intorno al 1965 aprirono un altro mulino, più grande, nei pressi della contrada di Sant’Antonio Abate. Anche Giuseppe Molino, figlio di Armando e ultimo proprietario del mulino, scorrendogli nelle vene la passione per quest’attività, ha collaborato con il padre e lo zio per mantenere in vita il mestiere di famiglia. La loro bravura ha permesso di resistere alla prima grande crisi del settore, avvenuta intorno agli anni Novanta.

Due le ragioni: la concorrenza delle farine importate dall’estero e l’interruzione della produzione domestica di pane. Nonostante le difficoltà degli anni successivi, Giuseppe Molino è riuscito a far sopravvivere la sua attività fino al 2003 circa, quando è stato costretto a chiudere, per effetto di una seconda crisi che tuttora attanaglia il settore. Ora, continua a vivere la sua passione in privato, facendo il pane rigorosamente in casa, e spiega: “Nell’ambito della macinazione, l’unica produzione ad essere rimasta fiorente è quella dei mulini a grano duro, dai quali si ricava farina per la pasta, un prodotto made in Italy che è ancora ben tutelato ed esportato all’estero in grandi quantità. L’Abruzzo, però, è una regione che coltiva in prevalenza grano tenero per fare il pane, perciò i mulini rimasti si possono contare sulla punta delle dita”.

Tra i “sopravvissuti”, troviamo il mulino Valentini Bassi, ancora attivo nella zona industriale di San Salvo. La sua storia è molto antica e inizia intorno al 1910 con Giovanni Valentini Bassi, il quale lavorava all’interno di due mulini, uno a San Salvo, che era di sua proprietà, e l’altro, in gestione, a Lentella. Suo nipote, Venturino Valentini Bassi, cominciò a fare l’apprendista nel mulino da quando aveva tredici anni; una delle prime attività che svolgeva era vuotare i secchi pieni di grano nella macina. Oggi, Venturino ha ottantuno anni ed è riuscito a continuare il mestiere insegnatogli dallo zio, diventando proprietario del mulino di famiglia e trasmettendo la sua passione al figlio Gianni, che oggi è a capo dell’attività. “Sono nato nell’ambiente del mulino e per me è stato naturale raccogliere l’eredità di mio padre; fin da ragazzo sfruttavo ogni occasione di libertà dalla scuola e per venire qui a lavorare” – afferma Gianni Valentini Bassi. Con orgoglio, mi mostra tutte le strutture del mulino che comprendono un moderno sistema di macinazione a cilindri e uno a pietra che è utilizzato solo per prodotti zoologici. “Anche se il sistema di produzione delle farine è moderno, non significa che sia inferiore per qualità, l’importante è che siano rispettati i processi di lavorazione e che la materia prima sia buona” spiega. E continua: “La fase di lavorazione iniziale è la pulitura che consiste nel condizionamento e nel successivo riposo del grano da 8 a 16 ore, poi il prodotto passa nei cilindri dove è macinato e setacciato, in modo tale da essere diviso per ottenere diversi risultati, come la semola e i graniti, o con una raffinazione ulteriore, la farina 0 e 00 per pane, dolci e pizza”. Anche il vecchio mulino a pietra è talvolta in funzione e, durante la mia visita, a controllarne la produzione è il padre di Gianni. È evidente che Venturino, il quale ha dedicato tutta la sua vita al mulino, non riesce proprio a “stare con le mani in mano”; gli uomini di fatica di una volta non hanno l’abitudine al riposo! Infatti, appena arrivano clienti, si attiva subito per la macinazione del grano. Il suo imperativo è sempre stato “cambia la legge, ma il mulino continua a macinare”. Ciò gli ha permesso di superare tutte le difficoltà e andare avanti. Ancora oggi, sembra essere proprio questo lo spirito che, trasmesso dal padre al figlio, mantiene in vita il mulino Valentini Bassi, nonostante i tempi siano cambiati e solo pochi continuino a sapere “che sapore ha il sapore del pane sfornato in casa”.

Nausica Strever

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