È una lotta probabilmente senza precedenti quella che sta coinvolgendo tutto il vastese alle prese con l’ennesima aggressione ambientale rappresentata, questa volta, dalla possibile realizzazione di un impianto di trattamento con annessa discarica di rifiuti pericolosi e non nel territorio ricompreso tra il torrente Cena e il fiume Treste nel comune di Furci, una vicenda che si protrae ormai da ben 8 anni. La massiccia adesione delle varie Amministrazioni comunali al fronte di opposizione a tale progetto è sfociata in un coro univoco di no nella riunione convocata dal sindaco di Furci, Angelo Marchione, che ha inteso porre dinanzi alle proprie responsabilità tutti i colleghi del Comprensorio e non solo. Alla proposta unitaria di Marchione hanno aderito i primi cittadini di Vasto, S. Salvo, Casalbordino, Pollutri, Gissi, Liscia, Guilmi, Roccaspinalveti, Carpineto Sinello, Casalanguida, Monteodorisio, Fresagrandinaria, Lentella, Palmoli, Carunchio, Tufillo, Dogliola, Celenza sul Trigno, Schiavi D’Abruzzo e Castelguidone. Era mancato il sindaco di Cupello, di cui da tempo si conoscono le posizioni in merito allo sfruttamento dei rifiuti visto come occasione di sviluppo e di occupazione.
Tornando a bomba, nel 2012 il Comitato VIA regionale ha espresso parevole favorevole con prescrizioni alla realizzazione dell’impianto finito sotto accusa secondo il progetto presentato dalla Vallecena S.r.l., modificato rispetto all’originale nel 2008 in quanto l’impianto ricadeva, in parte, in aree classificate gialle nel Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) della Regione Abruzzo. La modifica ha portato a un ridimensionamento della potenzialità annua a 25.000 t/a con la discarica in grado di accogliere 150.000 mc di rifiuti, ma ha mantenuto la natura di quelli conferibili da trattare con inertizzazione-stabilizzazione a base di cemento, calce, silicati per renderli idonei allo smaltimento in discarica e che rispondono a ben 264 codici differenti del Catalogo europeo dei Rifiuti; codici che comprendono sostanze come arsenico, cianuro, cromo, mercurio, metalli pesanti, piombo, asbesto, policlorobifenili (PCB), ceneri pesanti, scorie, derivati della raffinazione petrolifera e sostanze di derivazione farmaceutica e veterinaria, pesticidi.
Alcuni sono i punti nodali su cui si fonda quella che pare prospettarsi come una vera battaglia senza risparmio di colpi: innanzitutto, lo studio del prof. Francesco Saverio Schioppa, specialista in Igiene e Medicina preventiva dell’Università D’Annunzio di Chieti, che ha evidenziato tassi di mortalità a Furci superiori di quelli dei comuni vicini; in secundis, la mancanza di una distanza adeguata a mitigare i possibili effetti negativi di un tale impianto sulle coltivazioni di pregio, come quella accreditata del titolo di “biologica” insistente sulla particella adiacente quella interessata dal progetto; il mancato rispetto della distanza minima di 500 metri tra la discarica e le abitazioni civili; non ultimo il rischio idrogeologico dal momento che tutta l’area intorno al progetto rientra nelle classificazioni gialle o rosse del Pai ponendo in capo all’impianto la spada di Dàmocle di una possibile frana le cui conseguenze sono solo immaginabili.
Tutte motivazioni che sono alla base del documento di forte diniego ed opposizione alla realizzazione della Vallecena S.r.l. firmato da tutti gli amministratori intervenuti al vertice di Furci, scritto che il sindaco Marchione avrebbe dovuto sottoporre alla Conferenza di servizi in programma ieri a Pescara che, però, è stata rinviata a data da destinarsi ufficialmente per “l’impossibilità, comunicata dall’Arta del distretto di San Salvo-Vasto, di rimettere il parere di competenza nelle tempistiche stabilite”, ma magari perché non ci si aspettava una così vasto movimento di lotta oppure ci si avvicina a grandi passi alle prossime consultazioni elettorali di primavera.
Il tutto mentre si gonfia il fronte del no che in questi giorni ha visto la piena adesione dei gruppi del vastese del Movimento 5 Stelle, ovvero Movimento 5 Stelle San Salvo, Movimento 5 Stelle Vasto, M.U. Histonium 5 Stelle, M.U. Gissi 5 Stelle e M.U. Cupello 5 Stelle che, denunciando come “oramai da anni il nostro territorio è visto di buon occhio da speculatori ambientali, aziende petrolifere, costruttori di discariche e chi più ne ha più ne metta. Noi crediamo che sia arrivato il momento di dire una volta per tutte basta!”, hanno alzato i toni del confronto affermando “siamo pronti, in caso di parere favorevole, ad alzare le barricate, e a far diventare la Valle Cena la nostra Val di Susa”.
Ed anche il WWF ha deciso di alzare la voce e schierarsi col fronte sindacale anche contro la posizione del presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, tra i “soci della Vallecena S.r.l.” al quale ricorda con forza che “l’Abruzzo ha scelto una strada ben diversa da quella che lui continua a difendere. Paolo Primavera continua a ripetere le stesse posizioni, ormai sempre più isolato, da diversi anni, senza considerare che negli ultimi anni sono state poste in essere precise scelte programmatiche verso uno sviluppo più sostenibile del territorio. Basti pensare alle innovative strategie di conservazione avviate sulla costa teatina, dal Sistema delle Aree Protette fino all’ istituendo Parco Nazionale, formidabile strumento di pianificazione del territorio. Che l’Abruzzo abbia una visione diversa da quella di Confindustria lo testimoniano le 40.000 persone scese in piazza l’anno scorso a Pescara contro Ombrina Mare 2 in una manifestazione che ha visto la partecipazione non solo degli ambientalisti ma dei Comuni, degli schieramenti politici, di tantissime associazioni e comitati, commercianti, ristoratori, agricoltori e cittadini”.
Sull’incontro tenuto a Furci e la posizione che ne è derivata “l’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina esprime tutto il suo apprezzamento per questo incontro e per la sinergia trovata dai sindaci nell’occasione. Ribadiamo la nostra contrarietà, come già fatto in altre occasioni, a questo impianto che sorgerebbe a brevissima distanza da abitazioni e terreni agricoli, in un Comune dove fortissimi sono i timori per la salute pubblica e con la vicina discarica Civeta in esercizio. L’impianto potrà trattare 264 tipi di rifiuti, di cui molti pericolosi, tutti con un unico trattamento”.
Lu. Spa.