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Al d’Avalos si è parlato di Silvio Ciccarone, uno statista al servizio della comunità

Era ricolma di gente la Sala Pinacoteca di Palazzo d’Avalos ieri pomeriggio, luogo di pregio dove il Rotary Club di Vasto, presieduto da Pierpaolo Andreoni, ha deciso di tenere un incontro  intitolato “Silvio Ciccarone: un uomo, una città, una storia”. L’evento è stato condotto con la sua solita ironia da Gianfranco Bonacci, ma a tendere le trame del viaggio nel mondo di uno dei personaggi cha rappresentato una pietra  miliare nella storia della città di Vasto è stata Letizia Daniele, voce narrante di un vasto repertorio fotografico in bianco e nero, coadiuvata dal marito, Paolo Ciccarone, uno dei figli di don Silvio, e da Emma Columbro. Immagini in cui si sono rivissute le amicizie coi barone Cardone, con il mondo istituzionale di allora e, soprattutto, con quello culturale, perché, come è stato più volte ripetuto, don Silvio Ciccarone non era solo un politico lungimirante, ma un vero tuttologo innamoratissimo della sua città.

Un lungo excursus farcito di curiosità e di ricordi non dimenticando quanto Ciccarone ha voluto per questa città, dal tribunale allo stadio Aragona, dalla fondovalle Trigno al ponte sul Trigno, dalla Statale 16 all’arretramento del progetto della autostrada A14 che qualcuno voleva vicino al vecchio tracciato ferroviario, dalla spinta all’industrializzazione del vastese al primo palazzo scolastico di corso Italia e alla media “Rossetti”, fino al reperimento dei fondi per la diga di Chiauci (che al 2014 non è ancora completata).

Assenti Giuseppe Tagliente e Luciano Lapenna, quest’ultimo ancora ammalato e le cui veci sono state fatte dall’assessore Anna Suriani, alla presenza dell’on. Fabrizio Di Stefano e del consigliere regionale Nicola Argirò, sono stati Antonio Prospero, Filippo Pietrocola e Massimo Desiati a raccontare le proprie esperienze personali e lo spessore della figura di Silvio Ciccarone.

Dopo l’introduzione della Daniele che ha incentrato il suo incipit sul discorso della bellezza di cui Ciccarone fu esempio lustre, Prospero ha ricordato come don Silvio facesse molti viaggi senza mai chiedere un soldo di rimborso, ma soprattutto, che era un politico che “non era solo legato alle grandi opere, ma si interessava anche alle piccole cose” e che “ci ha lasciato l’insegnamento di amare la città di Vasto, di essere onesti e di rispettare anche la povera gente”.

Filippo Pietrocola era sindaco di Vasto quando, il 25 gennaio del 2003, Silvio Ciccarone lasciò questa terra e si decise di allestire la camera ardente nella sala consiliare. Tra gli aneddoti riportati dal farmacista quanto gli veniva raccontato dall’allora assessore dell’esperienza Faro-comunista Giuseppe Giangiacomo in merito ai viaggi che si facevano soprattutto in direzione Roma:  “si andava con la macchina sua, si partiva quando diceva lui, guidava lui, si tornava quando diceva lui, si mangiava dove diceva lui e anche spesso quello che sceglieva lui e pagava sempre lui…ma non ha mai preso una lira di rimborsi”.

Toccanti i racconti di Angelo Marino, Antonio D’Annunzio e Carlo Marchesani, a cominciare da quelli della guerra quando nel 1943 fu dato alle fiamme un deposito di carburante dei nazisti. Questi rastrellarono una decina di uomini vastesi per fucilarli nel caso non fosse uscito allo scoperto l’attentatore. Ciccarone, allora podestà, offrì in cambio la sua vita al posto di quella degli arrestati. I nazisti accettarono e il giorno seguente avrebbero proceduto all’esecuzione, ma al mattino giunsero gli alleati a liberare la città. Silvio Ciccarone, podestà sotto i nazisti, restò in carica come sindaco sotto gli alleati: l’unico caso in tutta Italia.

Ciccarone fu a capo anche della prima lista civica della storia vastese, denominata il Faro, la cui nascita è stata rendicontata da Antonio D’Annunzio, che quella vicenda visse da protagonista. “Ci furono una serie di incomprensioni  tra la dirigenza della Democrazia Cristiana e un gruppo cattolico della stessa che portò la DC a deliberare di non avere un capolista che non avesse la tessera del partito”. “L’idea del Faro – ha sottolineato Paolo Ciccarone – è nata all’interno della parrocchia di S. Giuseppe. Quando offrirono a mio padre la candidatura a sindaco egli non ne voleva sapere. Ed è stata l’insistenza di don Felice Piccirilli a convincerlo”. “Era una situazione particolare – ha ripreso D’annunzio – ne scaturirono litigi tra famiglie. Don Silvio vinse  nel 1966, ma non ce la fece a fare il sindaco perché le elezioni finirono in pareggio: 15 consiglieri alla DC, 9 a Il Faro e 6 al PCI. Venne il Commissario e si rifecero le elezioni e stavolta Ciccarone vinse davvero racimolando 16 consiglieri”.

Così iniziò l’avventura di Silvio Ciccarone alla guida della città con un’Amministrazione Faro-comunista caratterizzata dalla ricerca delle larghe intese, perché “don Silvio cercava che ogni provvedimento fosse condiviso con le minoranze e voleva che le stesse fossero rappresentate in tutte le commissioni”. Un governo cittadino ricordato per la vastesità e la lungimiranza di Ciccarone, la stima e il rispetto di tutti i dipendenti comunali, la rinuncia alle indennità di carica e ai rimborsi spese, oltre naturalmente, a tutte le opere meritorie realizzate.

La chiusura dell’incontro è stata demandata a Massimo Desiati per il quale quello lasciato da Ciccarone è “il messaggio di una persona che deriva dall’ordinario di allora ed anche da questa modernità”. L’ex assessore regionale ha ricordato come ai sui tempi l’aggregazione e la socializzazione avvenissero in  particolar  modo negli oratori e a Vasto specialmente alla Domus Pacis di don Felice Piccirilli e di come dalla stessa non restassero fuori neanche i fermenti civili dell’epoca ed è lì “che si sviluppò un laboratorio politico che portò a Il Faro con la collaborazione delle sorelle di don Silvio, Giulia ed Enrichetta” in un momento in cui “il partito di riferimento sembrava che non fosse in grado di raccogliere le istanze economiche ed etiche di quella società”.

Desiati ha parlato di Ciccarone come di una persona che aveva il “carisma dei sindaci del dopoguerra e che hanno portato Vasto con fatica a ricoprire un ruolo” tant’è che ci sarebbe da chiedersi “cosa farebbe oggi Ciccarone di fronte all’espoliazione che il nostro territorio sta subendo da anni”. E non solo. Desiati ha ricordato la capacità di dialogo di don Silvio e il suo senso di civicità definendo l’esperienza de Il Faro come “temeraria  per quel tempo” e la guida di Ciccarone come “emblema incancellabile della storia di questa città”.

“Un uomo politico che ha amato sopra ogni cosa la propria città – ha aggiunto Desiati – che aveva credibilità e autorevolezza conquistate nella quotidianità e sul campo e che della politica incarnava l’aspetto più nobile, quello culturale. Aveva la statura di uno statista al servizio della comunità, in grado di coniugare tradizioni e modernità, sinistra e destra, il tratto aristocratico col sentimento popolare”.

“Vasto conserva i segni del suo operato – ha chiosato l’ex assessore regionale – e questo fa parte della storia di questa città”.

La serata si è chiusa con i doni del club rotariano ai figli di Silvio Ciccarone.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

fotoreportage: Natalfrancesco Liitterio

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