Acclarato che la riconferma di Vincenzo Scutti alla guida della Sasi, la società che gestisce al distribuzione idrica in quasi tutti i comuni della provincia di Chieti, non è in discussione, visti i 42 voti raccolti nella relativa votazione da parte dei sindaci dei comuni serviti dall’ente, restano misteri sulla composizione del Cda, questione sulla quale si è aperta una vera trincea tra lo stesso presidente e il centrodestra. E così mentre le elezioni assegnavano due consiglieri al centrosinistra ed uno al centrodestra, il presidente Scutti optava per tenere fuori quello del centrodestra (Patrizio D’Ercole) in quanto divenuto incompatibile e di destinare il Cda della Sasi al solo centrosinistra chiamando nella prima seduta dell’organo Brunella Tarantini e Vincenzo Marcello. E da quel momento si è scatenata la rivolta dei sindaci del centrodestra che chiedevano il riconoscimento di un posto per la loro coalizione a D’Ercole (in quanto anche se la legge sula spending review imporrebbe l’impossibilità di dichiarare valida la nomina di un componente non già funzionario comunale, l’ex presidente dell’ISI avrebbe espletato il mandato senza compenso) o per lo meno al dipendente del Comune di San Salvo Silvia Torricella, dopo che Antonio Remossi aveva già rinunciato ad assumere eventualmente l’incarico.
Da allora se ne sono viste e sentite di tutti i colori, con il ricorso alla giustizia da parte del centrodestra e il quasi totale blocco delle attività della società.
Poi, ecco la svolta inaspettata. Anche la componente democratica perde pezzi con le dimissioni della Tarantini, dipendente del Comune di Lanciano, di fatto costringendo il presidente Scutti a tornare ad alzare la propria voce per ribadire che “l’assemblea dei sindaci soci della Sasi ha l’autonomia di stabilire i propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, con un metodo assolutamente democratico, che tenga conto solo di ciò che stabiliscono le norme. (…) La signora Tarantini ha mostrato sin dal primo momento qualche incertezza nel rivestire a titolo gratuito un ruolo impegnativo, carico di responsabilità nei confronti dei cittadini, ma soprattutto soggetto a molte pressioni esterne. Incertezza la sua, del tutto comprensibile visto che la spending review non prevede rimborsi per le ore aggiuntive di lavoro dei dipendenti comunali con incarichi di questo tipo. Questi problemi tecnici, del tutto risolvibili, non compromettono però lo svolgimento delle nostre attività (…)” A chi lo accusava di avocare a sé il doppio incarico di presidente ed Ad della Sasi, Scutti rispondeva lapidariamente “ vorrei chiarire che, sempre per l’applicazione della spending review, rivesto il doppio ruolo di presidente ed amministratore delegato. Questi argomenti sono stati sviscerati ampiamente dai nostri legali, e da tutti coloro che continuano a cercare cavilli per non farci lavorare serenamente, le polemiche su questi argomenti ormai sono inchiostro sprecato. Noi pensiamo a lavorare sempre e comunque al servizio dei cittadini con grande disponibilità nei confronti dei sindaci, veri artefici degli ottimi risultati conseguiti fino ad ora”.
Prima della riunione del 17 marzo, però, il Comitato dei sindaci del centrodestra ha diffuso una nota in cui sottolineava come “Non siamo disposti a renderci complici delle scelte che vorrebbe imporre il centrosinistra alla Sasi. Con amarezza dobbiamo dire: avevamo ragione noi! Siamo stati chiamati a riparare ad un grande pasticcio. Un pasticcio sia amministrativo che politico, perché è al tempo stesso sia il risultato della pervicace volontà di violare anche la più elementare regola di diritto, oltre che statutaria, e sia il risultato di un partito, il Pd, che non ha saputo e non ha voluto gestire il passaggio dal vecchio al nuovo organismo amministrativo della società in maniera trasparente e responsabile, ma ha piuttosto piegato Statuto e Società, ai desiderata di questo o quel sindaco. Il tutto nel tentativo di adottare una sorta di Manuale Cencelli e in palese violazione della volontà dell’assemblea, e di quelle che oggi vengono a proporsi, al di fuori di qualsivoglia quadro di normalità, di legalità, di responsabilità e di serietà. Il Cda formato da Scutti-Tarantini-Marcello era ed è illegittimo perché monco della rappresentanza minoritaria. Il Partito democratico ha fatto da assopigliatutto nominando tutti e tre i candidati dalla propria lista, sino ad esaurirla. Che fosse tutto sbagliato lo ha sancito il Tribunale di Chieti. E su questo punto è inutile ulteriore commento. Ora arrivano le dimissioni di Tarantini che la dice lunga sulla situazione che si sta consumando nella maggioranza. Dimissioni che costituiscono una perdita per la Sasi di un amministratore di grande perizia, onestà e responsabilità. Perché si è dimessa la dottoressa Tarantini? Dimissione che non può essere surrogata perché tutto il cda è stato composta dalla stessa lista! Una situazione gravissima, occorre subito ripristinare legalità, trasparenza e pieno funzionamento della gestione della società attraverso la nomina di un nuovo Cda. Si chiede, pertanto, di voler convocare in maniera rituale e legittima una nuova assemblea della Sasi al fine di procedere alla nomina di un nuovo Cda e di non assumere altre e diverse decisioni in un’assemblea non regolarmente convocata”.
Sulla posizione assunta dai sindaci del centrodestra è stato il concittadino di Vincenzo Scutti, il sindaco Camillo Di Giuseppe, a tirare una stoccata a Magnacca, Di Stefano e C. per difendere l’operato del presidente parlando di senso di responsabilità del centrosinistra e di clima avvelenato artatamente dal centrodestra. “Le vicissitudini del consiglio di amministrazione, querelle che oramai va avanti da troppo tempo orchestrata ad arte da qualcuno per motivi che sfuggono, è stata da noi risolta in maniera democratica senza sotterfugi o ennesimi rinvii – ha scritto Di Giuseppe – La dimissionaria Tarantini rappresentante del comune di Lanciano è stata sostituita dalla Torricella rappresentante del comune di San Salvo, amministrazione di centro destra. Nonostante l’assenza dei Sindaci di centro destra che prima di abbandonare l’assemblea hanno presentato un documento nel quale contestavano l’integrazione alla convocazione i cinquanta sindaci presenti hanno votato, responsabilmente, il rappresentante di centro destra per non prestare il fianco a polemiche strumentali che distolgono l’attenzione e provocano confusione ed allarmismo.
Si continua, ad arte, ad avvelenare il clima tra i sindaci che sono, ripeto, gli unici deputati a decidere sulla Sasi. È una cosa inconcepibile collegare a D’Ercole, che non ha i requisiti per far parte del consiglio di amministrazione Sasi, ai destini della società. Ricordo a me stesso che D’Ercole, per cinque anni Presidente Isi, i sindaci non li ha mai convocati. (…) DI Stefano si metta l’animo in pace e pensi agli argomenti che a lui competono, a meno che non aspiri ad essere il prossimo candidato alla Presidenza della Sasi quando non sarà più senatore ovviamente”.
Ed è proprio l’onorevole ad entrare nel mirino anche di Camillo D’Alessandro, capogruppo del Pd in Consiglio regionale. “Di solito da un parlamentare ci si aspetta che racconti cosa ha fatto lui per la sua gente – scrive l’esponente democratico – ci si aspetta risposte, quante risorse ha portato da Roma ma Di Stefano pare impegnato e preoccupato solo delle sedie e degli sgabelli di consigli di amministrazione per piazzare gli amici ”
“Per fortuna ci sono i sindaci – riprende D’Alessandro – che a differenza di Di Stefano devono preoccuparsi di dare risposte , garantire il miglior servizio ai costi poi bassi possibile, garantire il corretto funzionamento del servizio idrico. Insomma a differenza di Di Stefano non si preoccupano delle nomine. Ieri del resto è stato smentito dagli stessi sindaci del centrodestra con la composizione definitiva del CDA”.