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Nuovo ospedale a Chieti? Amato: nella sanità una “questione meridionale” in Abruzzo

Maria Amato
Maria Amato

“Dice il vero, dr. Zavattaro, quando sottolinea che un gruppo di privati seri ed affidabili, desideroso di investire 200 milioni di euro per un project financing in edilizia sanitaria per la costruzione di un nuovo Ospedale a Chieti, rappresenta una grande opportunità per la sanità di tutta la regione. Ed è innegabile che un grande Ospedale nel capoluogo rappresenti un riferimento per tutti. Ma si sbaglia, dr. Zavattaro, quando riduce ad opposizione “localistica” o ad anacronistico “spirito di campanile” la levata di scudi che è arrivata dal vastese”. È l’onorevole Maria Amato a rispondere alle dichiarazioni rilasciate dal manager della Asl 02 Lanciano-Vasto-Chieti, Francesco Zavattaro, intente a difendere  quel “progetto segreto” che prevede la costruzione di un nuovo ospedale a Chieti, alle spalle del SS. Annunziata e, soprattutto, ad accusare ancora una volta di localismo e campanilismo i rappresentanti del vastese, di quel territorio che più di ogni altro nella regione si è visto defraudare delle proprie strutture e ricchezze.

“Ci siamo lamentati – spiega la Amato – non perché non capiamo l’importanza del progetto o non siamo consapevoli di quale straordinario apporto può dare uno strumento come il project financing, la nostra è la voce di un intero territorio che si ribella. Un territorio, il vastese, che ha già abbondantemente dato, che in passato ha vissuto un momento lungo di crescita in qualità e in capillarità della offerta di assistenza: siamo stati un esempio virtuoso di sanità pubblica. Poi è arrivata la Asl provinciale che ci ha impoverito. E questo è un dato innegabile. Ci siamo sentiti, per anni, presi in giro sulla Emodinamica e sul nostro nuovo Ospedale, e le responsabilità dell’abbandono e della mancanza di equità sono solo in piccola parte sue: è la politica regionale che detta le priorità e noi del vastese, tra queste priorità, evidentemente non ci siamo da un pezzo! Solo un illuso poteva aspettarsi che avremmo applaudito a qualcosa che, ancora una volta, condizionerebbe le scelte e il disegno della rete ospedaliera, facendo pendere la bilancia sempre dalla stessa parte. Se esiste un sentimento comune di rivolta nel sud della provincia di Chieti, ebbene, esso è stato generato dall’abbandono, dalla povertà d’iniziative e dalla scarsità di investimenti”.

Il parlamentare vastese leva gli scudi in difesa della realizzazione di un nuovo ospedale nel vastese: “Non entro merito del progetto sul nuovo Ospedale di Chieti – scrive – non esprimo un giudizio di valore, tutto il mio rispetto verso chi, con coraggio, in un tempo difficile e rispettando le regole, vorrebbe fare un così grande investimento. La obiezione e la resistenza sono sulla scelta di politica sanitaria: un progetto su Chieti, pagato anche da noi! E non basta a motivarci il fatto che usufruiremmo dei posti letto di alta specializzazione di Chieti, succede con difficoltà. Noi siamo al confine, se si pensasse alle nostre vite, alla nostra salute, le scelte sarebbero ben altre. Potrei capire l’emergenza dei pilastri malati che da tempo ricade su tutti, ma un nuovo Ospedale da 200 milioni, non lo capisco. Non capisco le due diverse velocità: una rapidità pretesa per questo progetto e un’altra di una lentezza esasperante per i nuovi ospedali di Vasto e Lanciano. 100 milioni di investimento su Vasto, e ricordiamo che una parte di questa cifra è già accantonata, non solo ci darebbero un Ospedale di confine moderno ed efficiente, ma garantirebbe un rilancio della economia per l’indotto, creando uno slancio alle infrastrutture come, ad esempio, le vie di accesso: dov’è stato l’impegno della Direzione a reperire  i fondi per questo progetto? Ecco, Direttore, il vero problema è questo: non siamo una priorità! Se tutto questo lei lo chiama campanile o pensiero di respiro localistico, devo ripensare l’idea che ho di lei,  perché il suo giudizio è la traduzione di una visione miope in difesa, spero inconsapevole, di una programmazione contabile della sanità che ha generato una “questione meridionale” in Abruzzo, relegandoci ad un ruolo di cugini di campagna”.

 

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