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Regione: ora tocca alla Giunta, ma sul Consiglio ecco il primo giallo

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la composizione del nuovo Consiglio regionale d’Abruzzo

Sono stati, dunque, necessari ben 17 giorni per ufficializzare la nomina degli eletti al Consiglio regionale d’Abruzzo. Ora si apre la caccia agli assessorati e non sarà una questione semplice da dirimere per il neo Governatore Luciano D’Alfonso alle prese già con le prime scaramucce. La perdita di un seggio per Regione Facile spalanca il portone all’assessorato certo per Abruzzo Civico, una questione che poteva sembrare anche in bilico dopo il primo colloquio tra i dirigenti del movimento e il cosiddetto Direttorio del PD formato dallo stesso D’Alfonso, Silvio Paolucci, Camillo D’Alessandro e Giovanni Lolli.

Si parte da alcuni punti fermi: la riduzione del numero dei componenti la Giunta obbliga il presidente a trattenere per sé anche deleghe importanti. Silvio Paolucci, il candidato più votato del PD, sarà sicuramente assessore e per lui  molti opinionisti pensano a una superdelega a  Sanità e Bilancio. Così come certa è la nomina di Marinella Sclocco, unica donna eletta e che per legge deve avere un incarico assessorile, e di Giovanni Lolli, l’assessore esterno che la legge regionale consente e con il quale esistevano accordi pre-elettorali. Per lui, che negli ultimi giorni è stato visto sfilare come ombra fedele dell’ex sindaco di Pescara, pronta al delega alla ricostruzione aquilana. Probabile l’investitura anche per Dino Pepe: resterebbero ancora due assessorati ed a contenderselo dovrebbero essere in quattro, ovvero il candidato eletto nella provincia aquilana Pierpaolo Petrucci, Mario Mazzocca, eletto in Sel nel pescarese dopo che era stato costretto a sospendersi da un Pd che non voleva candidarlo, Andrea Gerosolimo, candidato aquilano transfugo dal centrodestra, e Mario Olivieri, sul quale sembra convergere il management del partito, entrambi eletti in Abruzzo Civico. Pietrucci potrebbe anche defilarsi alla Presidenza del Consiglio, ruolo al quale ambiscono, però, anche Giuseppe Di Pangrazio e Donato Di Matteo (che, però, preferirebbe un assessorato). D’Alessandro, invece, sembra destinato a divenire il super-responabile dell’ufficio di Presidenza.

Paolo Gatti potrebbe  essere il vice-presidente  del Consiglio mentre Mauro Di Dalmazio sembra uno dei candidati più accreditati alla Commissione di vigilanza qualora prendesse corpo un accordo trasversale per arginare le rivendicazioni del Movimento 5 Stelle, secondo partito all’interno dell’Emiciclo.

Intanto ecco il primo giallo, ovvero quell’undicesimo seggio al Partito Democratico che non veniva attribuito da nessuna simulazione e sul quale si abbatterà la furia di Regione Facile. Non si riesce a comprendere il perché di questa attribuzione che, però, porterà sicuramente a creare scompiglio nella maggioranza. All’orizzonte un probabile ricorso al Tar Abruzzo che potrebbe non essere l’unico.

In queste settimane abbiamo assistito a un vero e proprio assalto alla legge elettorale che, tutto sommato, invece, non è parsa la vera causa di questi pesanti ritardi. In poco meno di due giorni dall’arrivo degli ultimi verbali dalla circoscrizione pescarese la Corte d’Appello si è pronunciata. Il vero problema, dunque, è da ricercarsi nella macchina elettorale più che nella legge: troppe consultazioni diverse concentrate in un solo giorno; presidenti di seggio evidentemente impreparati (magari per colpa di un massiccio rinnovamento?!), trasmissione dei documenti a rilento, mancata distribuzione degli estratti dei verbali e via discorrendo.

Sulla legge, però, qualcosa va detto in merito alle attribuzioni dei seggi secondo modalità che paiono inspiegabili: senza che nessuno se la prenda a male, si consente che un partito che abbia totalizzato il 21% abbia lo stesso numero di consiglieri di una coalizione che ne ha presi il 29% così come nella provincia-circoscrizione teramana le opposizioni prendono 4 seggi e la maggioranza solo 3 come a dire che lì il centrosinistra ha perso. Sono naturalmente punti di vista personali che  possono lasciare il tempo che trovano, cosa che non accade con le amare dichiarazioni di Domenico Molino, primo dei non eletti nel PD, che su facebook ha scritto “Con il dato finale, ciò che ho definito “miopia” penso possa essere declinata come “cecità” ! Per la seconda volta consecutiva il candidato di Vasto del PD è primo dei non eletti…sarà una maledizione? No altro.”

E con queste basi si sta per aprire il direttivo vastese del Partito Democratico e siamo certo che l’acqua sarà alquanto mossa: tra i punti in discussione certamente il risultato delle regionali, con un Molino che presumibilmente tirerà fuori tutta la sua rabbia, e il rimpasto di Giunta in parte obbligato dall’incompatibilità di Mario Olivieri che dovrà essere sostituito.

Lu. Spa.

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