Gli episodi accaduti in questi giorni stanno alimentando numerose polemiche in merito all’elevato numero di esemplari di cinghiali presenti in tutto il territorio teatino e non solo. L’incidente avvenuto all’altezza del casello autostradale tra Lanciano e S. Vito che ha visto coinvolte due autovetture e ben 8 cinghiali, una femmina e sette cuccioli, e la passeggiata di un ungulato sulla spiaggia di Montesilvano hanno riacuito le tensioni tra animalisti, agricoltori, gente comune e persino politici.
Un problema che esiste da 20 anni ed al quale non si è riusciti ancora a dare risposte concrete. C’è chi vorrebbe recintare con strutture elettrificate tutti i terreni agricoli e chi vorrebbe adoperare le “maniere forti” per limitare la proliferazione: intanto, però, gli animali sono diventati un pericolo per l’agricoltura e l’economia abruzzese e, ancor più grave, per le persone ormai sempre più alle prese con incontri ravvicinati.
L’altra notte è finita con due feriti, i due conducenti delle auto coinvolte, 4 cinghiali uccisi e due feriti, ma prima o poi ci si potrebbe trovare di fronte anche a situazioni più drammatiche. Noi non conosciamo la soluzione al problema, ma crediamo che chi deve è obbligato a prendere delle decisioni e a portarle a compimento.
In effetti qualcosa è stato fatto, ovvero il piano provinciale di contenimento selettivo della proliferazione animale che, visti i metodi, può trovare favori o meno, ma di fatto è rimasto tutto sulla carta o, almeno, così sembra.
“restiamo perplessi – scrive Camillo D’Amico in qualità di capogruppo del PD in Provincia di Chieti – sull’efficacia e sui tempi di attuazione del piano di contenimento adottato dalla provincia di Chieti da Settembre del 2013.
Pomposamente l’assessore alla Caccia e Pesca, Franco Moroni, ha reiteratamente annunciato l’avvio che è ancora di là da venire, stando alle notizie che abbiamo, nonostante sia stato da tempo sottoscritto la relativa convenzione con i due Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.) del Vastese e Chietino – Lancianese.
Tutto questo è avvenuto dopo cinque lunghi anni di assoluta assenza ed inadempienze per questo che è stato uno dei problemi più dibattuto e sollecitato verso l’amministrazione Di Giuseppantonio.
E’ deplorevole che ancora nulla di concreto si sia avviato quando i danni sono una costante quotidiana ed i cittadini si sentono disarmati e non tutelati di fronte alla pericolosa invadenza di questo ungulato che ormai spopola dappertutto.
Non siamo per l’eradicazione della specie. Vogliamo un fortissimo contenimento numerico che riduca ai minimi termini il pericolo per l’incolumità delle persone e le colture agricole; per fare questo, se necessario, s’adottino anche misure straordinarie come l’apertura della caccia di selezione anche dentro le aree attualmente tutelate e proibite a qualsiasi azione tendente allo scopo”.
Insomma una situazione difficile alla vigilia del termine della legislatura che segnerà, il 25 giugno prossimo, l’avvio del nuovo corso del ruolo della Provincia.