Convocata dal consigliere anziano, il vastese Mario Olivieri, si è tenuta la prima seduta della X legislatura del Consiglio regionale d’Abruzzo alla presenza di tante autorità a cominciare dal ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, il sottosegretario a ministero dell’economia e della Finanza Giovanni Legnini, le senatrici Stefania Pezzopane e Federica Chavaroli, i deputati Antonio Castricone e Paolo Tancredi; presenti anche tutti gli ex presidenti della Regione Anna Nenna D’Antonio, Romeo Ricciuti, Antonio Falconio e Giovanni Pace (assente Ottaviano Del Turco ancora alle prese con la condanna per Sanitopoli); e, per finire, i presidenti emeriti del Consiglio regionale Giuliano Giuliani, Vincenzo Del Colle, Umberto Aimola, Egidio Marinaro, Gianni Melilla, Giuseppe Tagliente e Nazario Pagano, e molti amministratori locali tra cui il sindaco di Vasto Luciano Lapenna.
Il primo passaggio importante della giornata odierna dopo il discorso pronunciato dal ministro Lanzetta e quello di augurio pronunciato da Mario Olivieri è stata l’elezione dell’Ufficio di presidenza, avvenuta senza alcuna sorpresa. Nei prossimi 5 anni la guida dell’Emiciclo sarà affidata a Giuseppe Di Pangrazio (Pd), eletto al primo scrutinio con 25 voti favorevoli, ovvero quelli di tutti i consiglieri presenti ad eccezione dei 6 del Movimento 5 Stelle che hanno votato scheda bianca.
Al suo fianco i vice-presidenti Lucrezio Paolini (IdV) e Paolo Gatti (Fi) e i consiglieri segretari Alessio Monaco (Regione Facile) e Giorgio D’Ignazio (Ncd-Udc).
Nomine che hanno fatto infuriare il Movimento 5 Stelle che nelle scorse settimane aveva chiesto, come secondo partito del Consiglio, l’attribuzione delle cariche di controllo, come una vicepresidenza, un consigliere segretario e la presidenza della Commissione di Vigilanza.
Volontà ribadite stamane da Sara Marcozzi con i grillini a sostenere per la vice-presidenza prima Gianni Mercante e, poi, Domenico Ranieri con la richiesta al centrodestra di non partecipare al voto. Una richiesta rimandata al mittente dal capogruppo di Forza Italia Mauro Febbo e il M5S che abbandonava l’aula in segno di protesta.
Insomma, una seduta movimentata fin dalle prime battute.