È con una nota dai toni inequivocabili che Paolo Leonzio, in qualità di direttore dell’associazione Onlus Ambiente Sport e Cultura, torna ad attaccare gli enti locali in merito alle loro responsabilità sull’inquinamento dei mari.
Leonzio richiama “i più esposti, inviati alle Procure della Repubblica competenti per i territori dell’Abruzzo, del Molise, delle Marche ed agli Enti di Polizia giudiziaria la cui attività è riferita ai controlli ambientali, in tema di danno conseguente a mancati interventi ed incuria relativi ad attività di depurazione acque e stoccaggio rifiuti nei territori delle regioni su indicate”.
Per il direttore dell’associazione ambientalista “dai molti casi evidenziati, si desume che gli assi fluviali dei fiumi che insistono su detti territori, caricati di percolato e liquami fognari, convogliano le loro acque direttamente nel mare Adriatico”.
Una visione e duna posizione che secondo Leonzio “anche altre organizzazioni di tutela ambientale hanno rilevato e ribadito quanto, da tempo, evidenziato dalla scrivente Onlus, sollecitando interventi la cui assenza, da noi più volte denunciata, compromette, nel tempo, lo stato delle acque marine antistanti le tre Regioni”.
“I casi su riaffermati – insiste Leonzio – sono certamente causa di situazioni di inquinamento che, troppo spesso, costituiscono mero argomento di conversazione e di ipotesi di intervento nei vaniloqui tra enti che hanno il dovere di intervenire, invece, in maniera definitiva. Appare, infatti, addirittura fuorviante il ribadire notizie relative a finanziamenti della Comunità europea la cui destinazione, alla prova dei fatti, non appare certo definita.
L’alterazione dei suoli delle aree interne prospicienti il mare costituisce la causa diretta dell’inquinamento marino, situazione che mal si concilia con le attestazioni di benevolenza nei riguardi di alcune zone litoranee”.
Un vero atto di accusa, insomma, mentre la stagione estiva si appresta a chiudere i battenti, che rappresenta probabilmente più un monito per il futuro tant’è che Leonzio chiosa “L’assenza di intervento, per i casi su indicati, configura una grave responsabilità da parte degli enti competenti, poiché, dalla reiterata indifferenza deriverà, nel futuro, il mancato riconoscimento delle qualità ambientali di un’area geografica a destinazione e vocazione turistiche”.