Assieme a me, ad aspettare la riapertura pomeridiana del negozio di Ester Stella, la “cappellaia” del centro storico di Vasto, ci sono anche due turisti che avevano fatto la sua conoscenza due anni prima e che, trovatisi di nuovo nella nostra città, hanno pensato bene di ripassare a salutarla e acquistare un nuovo cappello. La signora Ester li accoglie subito con gioia e, alla loro domanda sulla sua età scherza: “Novantuno anni e sei mesi” con le dovute precisazioni, perché un conto è la cifra tonda, un altro se ci sono delle aggiunte. Non che sia mai stata brava con i numeri, ma dà molta importanza alla precisione. Si nota subito anche nella gestione del rapporto con il cliente, improntato sulla trasparenza: la ricevuta fiscale è immancabile; nonostante non sia presente il registratore di cassa, Ester scrive pazientemente a mano l’oggetto dell’acquisto e l’importo sull’apposito blocco ricalcabile.
Da quando il registratore di cassa si è rotto, infatti, non ha ritenuto opportuno comprarne uno nuovo perché non valeva la spesa, dal momento che <<vive sotto il cielo>>, alla giornata, con la saggia consapevolezza di non poter più esserci la mattina seguente o di non poter più andare al negozio a causa dei suoi problemi di salute. La sua non è una filosofia del pessimismo, ma del realismo, data l’età e i molti acciacchi. Non che questa constatazione, che in fondo dovremmo avere tutti, la rattristi o la faccia sentire malinconica, anzi è una persona molto vitale, garbata e con il giusto sense of humor. Lucidissima e colta, ti stupisce con citazioni da Dante o in lingua francese; ricorda ancora alcuni versi imparati a scuola, che come tutto il resto del suo scibile, le sono rimasti impressi perché da essi ha tratto insegnamenti utili per vivere. Alcuni di questi sono diventati delle specie di formule giornaliere per incitarla nelle sue mansioni, anche perché non è sempre facile rispettare gli orari di apertura e chiusura del negozio: è necessaria molta perseveranza e capacità di sopportazione dei mali legati all’età, pazienza nel rimanere per molte ore nell’ambiente umido della bottega. La grande passione per il suo lavoro spinge Ester a continuare quest’attività, i cui periodi di maggiore incremento per le vendite sono l’estate e l’inverno. “Mio padre Quirino mi ha insegnato il mestiere silenziosamente, con il suo comportamento e le sue azioni, senza bisogno di parole”. Egli, tanti anni fa, aprì il negozio nello stesso luogo dove si trova oggi, lei cominciò ad essere sua collaboratrice a partire da diciott’anni, anche se avrebbe voluto continuare a studiare.
Curiosa e appassionata delle grandi opere letterarie, sognava di frequentare il liceo classico, ma non era possibile perché in casa c’erano tre zie paterne da sposare e per studiare sarebbe dovuta andare a vivere fuori. Nel 1973, dopo la morte del padre l’attività passò a Ester che ha condotto la gestione degli “affari” con più iniziativa, lasciandosi guidare dall’intuizione e comprando in più larga quantità modelli che secondo lei sarebbero andati più di moda. La sua bottega è attiva da più di quarant’anni e ha visto passare quasi tutti i vastesi per l’acquisto di un cappello: molte mode e crisi economiche si sono succedute, ma la forza e la personalità della “cappellaia” hanno permesso al negozio di resistere. Oltre ad essere un simbolo per tutti gli abitanti della città è diventata anche una tappa “obbligata” per i turisti affezionati,che come quelli da me incontrati le augurano: “Arrivederci, al prossimo ritorno a Vasto”.
Nausica Strever