Habemus bilancinum! Dopo tanta attesa, dopo tanti mesi in attesa della modulistica da parte dello Stato, con un disastro normativo che sembra aver coinvolto solo la nostra città, la montagna, ancora una volta, ha partorito il topolino. Già, perché di questo si tratta: di un topolino. Una volta si parlava di libro dei sogni. Questo bilancinum non è un libro, purtroppo e, ciò che più conta, non ha sogni, non contiene sogni. Non contiene idee, progetti, strategie in grado di imprimere una svolta alla decadenza di una città che da otto anni non riesce ad arrestarla, complice una pseudo classe dirigente che ha fallito totalmente la prova. Dal manifesto di Pinocchio con il naso lungo arriveremo presto al cesto di banane. L’Amministrazione delle banane.
Questo bilancinum è figlio di una politica insipida, senza frutto. L’assenza di programmazione, il decidere ciò che accade, l’aspettare ciò che accade non può che preparare il vuoto. Voi, in zona Cesarini, ci consegnate il bilancinum, ma come fate a votarlo? Perché lo votate? Che cosa c’è qui dentro per il bene di Vasto, per lo sviluppo di Vasto? È un bilancinum che consente di tirare a campare, di svangare un altro anno, di approssimarsi a quel fatidico 2016, anno in cui ci si attende il cambio della guardia. Ma siamo qui per questo? Siamo stati eletti per preoccuparci se Lapenna andrà all’Anci o alla Camera o a casa? È questo il tema che vi anima?
Il 28 marzo scorso arrivò a Vasto il Sindaco di Forlì. Una parte di voi, una parte importante e decisiva del partito, si fece carico, giustamente, di criticare il Sindaco, persino di non invitarlo, per spingerlo a fare le cose, a dare risposte urgenti ai cittadini. Il Sindaco di Forlì non c’è più ma neppure voi ci siete più. È cambiato qualcosa? L’arredo urbano vi soddisfa? Vi è piaciuta la stagione estiva? Oppure avete provato a sistemare il futuro, qualche sedia per il futuro?
Noi, fin dal primo giorno, non abbiamo mai ragionato su maggioranza e minoranza. Ci sono le registrazioni. Vi abbiamo invitati a farvi aiutare, consapevoli che non avreste avuto la forza per imprimere una svolta, legati come siete sempre stati a vecchie logiche. Non abbiamo chiesto poltrone, abbiamo dato anche una mano su alcuni provvedimenti, sempre nell’interesse della città. Non avete ascoltato e continuate a non ascoltare.
Badate, ciò che è successo mercoledì mattina, davanti a Palazzo di Città, è di una gravità inaudita. I vigili urbani che urlano: “Lapenna vieni fuori, Lapenna vieni a spiegarci perché non rispetti la legalità, Lapenna vieni a dirci perché il dirigente non ha la divisa, Lapenna vai a casa. A casa, a casa, a casa!”. Ma Lapenna non è l’arbitro cornuto, il Comune non è lo Stadio. Lapenna è il Sindaco di Vasto e se il Sindaco di Vasto subisce una protesta così vibrante, vuol dire che la sua inadeguatezza ha toccato livelli senza ritorno.
Lapenna è abituato a giocare tante parti in commedia. È un vecchio cgiellino che si meraviglia del sindacato dei vigili! L’avete fatta voi questa Italia, l’Italia degli scioperi, dei blocchi e dei girotondi. Adesso la subite, raccogliete quanto avete seminato. I vigili, si sa, non godono di grandi simpatie. Fanno le multe, molti di loro stanno al calduccio, molti fanno i tenenti (perché i politici li hanno fatti tenenti!), sono garantiti! Ma anche le 200 persone che stanno qui dentro sono garantite, molte di loro leggono i giornali e stanno al calduccio d’inverno e al fresco d’estate. Un’Amministrazione non può avere figli e figliastri e dipingere, additare all’esterno un proprio Corpo come una massa di sfaticati e smidollati. Non porta voti difendere i vigili, ma chi indossa una fascia tricolore deve avere il rispetto delle Istituzioni come meta imprescindibile di riferimento.
Habemus bilancinum, dunque! Con pochi soldi, non ci sono soldi, i trasferimenti dello Stato diminuiscono sempre di più. La solita litania lapenniana. La verità è che quest’Amministrazione i soldi, quando ha voluto, li ha sempre trovati, ma non per Vasto, non per la città. Li ha trovati per operazioni di piccolo cabotaggio. Oh, vorrei essere molto chiaro: alla fine della fiera, pensateci, che cosa ricorderemo di questi otto/dieci anni, perché saranno dieci alla fine: l’assunzione di Ventrella, i 70 mila euro all’anno a Bellafronte, i 27 mila ad Oliva, i 14 mila a Mirco Menna (che non è il genero di Oliva) e qualcosa anche per lo zio di Francesco Menna (perché è giusto che anche via Adriatica abbia la sua visibilità), un po’ di cooperative sparse qua e là secondo il metodo ben oliato della macchina umbra-tosco-emiliana, quella macchina che tanti danni economici ha scaricato sulle spalle del resto del Paese per decenni.
Ma come, siete arrivati otto anni fa per cambiare Vasto, per rinnovarla, per far dimenticare quei birboni, quei cattivoni di Tagliente, Prospero e Pietrocola, per la città, disse la Suriani, a misura di verde e di bambino, per combattere tutte le illegalità, per recuperare i tanti crediti dispersi e alla fine il risultato qual è? L’assunzione di Ventrella e le direzioni da garantire a Bellafronte? Ma non vi vergognate?
A proposito di crediti, sindaco: quali sono i debitori del Comune di Vasto? Chi sono? Perché non va a cercare quei soldi? Desiati le ha chiesto l’elenco. Esiste l’elenco? Dov’è? Perché se non c’è l’elenco, allora non ci sono neppure i debitori! Lei si professa uomo di sinistra, è un cgiellotto, non può essere forte con i deboli, tassandoli a più riprese e debole, deboluccio con i forti. Lei è moscio, troppo moscio con i forti! I forti, lo sappiamo, eleggono, fanno eleggere, hanno la capacità di mutare il corso degli apparati politici, di quegli apparati di cui lei tanto ciancia senza mai dirci la verità. Chi le impedisce di riscuotere quei denari? Il padrone di Aqualand ha pagato tutto quanto deve pagare o dobbiamo commuoverci per la crisi dei parchi acquatici?
I 600 mila euro che lei ha buttato sulla pista del Vallone Lebba, una pista mai inaugurata, rappresentano una vergogna locale e nazionale. Perché li ha buttati? I tanti milioni di euro che continuano a ingrassare le casse della Pulchra sono giustificati? Da che cosa? Le sue litanie, le sue parole sbiascicate sulle fatture che devono scendere, che devono diminuire, sulla raccolta che deve aumentare perché i cittadini ne traggano beneficio, litanie restano e sono diventate insopportabili.
Lei, caro sindaco, si appresta a lasciare una città povera, smunta, morta. Ho già consigliato ai prossimi candidati sindaci, di ogni ordine, colore e razza, di scattare prima della campagna elettorale, un buon numero di foto, da Punta Penna al Villaggio Siv. Lì c’è il vero bilancio. Di quanto questa città sia diventata brutta e sporca, una città incustodita, senza custode, perché il custode ha sempre anteposto le sue trame politiche all’amore verso la città. Giorni fa è rispuntato persino Fabio Giangiacomo, il vostro caro amico Fabio, a ricordarvi di aver messo ancora una volta la crisi, insieme alla polvere, sotto il tappeto. Vi ha accusati di essere dorotei, offendendo voi e, ancor di più, i dorotei, perché il doroteismo è stata una cosa fin troppo seria rispetto al nulla che voi siete riusciti a produrre. Giangiacomo si candidò alla Regione? Fulminato. Molino si è candidato alla Regione? Fulminato. Forte si è candidato alla Regione. Fulminato. Forte anche alle Primarie, fulminato, magari con l’aiuto dei cattivoni di prima! Qualcuno del Pd è candidato alla Provincia? No, nessuno. Nessuno si è azzardato a farsi fulminare. Pensateci: solo Lapenna, quando si candida, non viene fulminato, perché magari è un galantuomo, perché i cittadini liberi, che votano liberamente, lo amano e lo eleggono!
Fuori dall’ironia e dalle banane, sapete che c’è un sistema di potere ben collaudato, ben oliato, che non consente a questa città di esprimersi liberamente, di liberare le proprie energie. Tutti quanti noi, sindaco escluso, siamo 24. Siamo chiamati a guardarci in faccia e a dirci se esiste la dignità, per ciascuno di noi, di voler ingaggiare, per l’immediato futuro, una battaglia libera, libera, libera, libera dai condizionamenti, dagli interessi, dagli apparati, da chi vince sempre e non perde mai anche quando apparentemente sembra aver perso. Quante verità esistono, quante verità vogliamo raccontarci? Io so che ognuno di noi 24 è in grado di giurare di non avere interessi, come ha detto Del Piano l’ultima volta, di non avere ritorni, di non aver guadagnato con la politica. Bene, benissimo! Se così è, affrontiamo il futuro da persone libere, ma eliminiamo i sotterfugi, le miserie umane.
Diciamo chiaro e forte al sindaco che, dopo aver fatto un bando, dopo aver eseguito un esame, ha il dovere di comunicare alla città chi ha vinto il bando. Basta con i protezionismi, con le consorterie. Fuori da queste stanze c’è un’altra realtà. Vicoli, che la mattina insegna e il pomeriggio intraprende, ha davanti a sé facce di giovani senza speranza. Di fronte allo spettacolo indecoroso delle consorterie, in che cosa deve credere più quel giovane che studia al mattino e compra i libri al pomeriggio? Che piega la schiena sui libri al pomeriggio? Qual è la lezione che riceve da questi banchi? Questo bando lo deve vincere per forza Bellafronte o lo può vincere anche un altro?
La cultura, il turismo, l’idea di città. Temi per un Bilancio, ma non per questo bilancinum. C’è Cultura in questo Bilancio? C’è il Turismo? C’è un’idea in grado di suggestionare qualcuno? C’è un progetto realizzabile, realizzabile, realizzabile, in tempi certi? Dove? Quando? Come? Che cosa puntate sulla cartolina di Vasto, sull’immagine di questa città? La state vendendo? A chi? E che cosa vendete, la Pista del Vallone Lebba?Non è la stampa, caro sindaco, ad essere cialtrona. C’è un modo cialtronesco di fare politica o, meglio, di non farla. E voi in questi otto anni non l’avete fatta. Questo bilancinum è il manifesto che continua a certificare il vostro fallimento.
Davide D’Alessandro