A Rapino, in provincia di Chieti, falde acquifere contaminate da conceria. Per disastro ambientale colposo e adulterazione delle acque, Antonella Radaelli, Gip del Tribunale di Chieti, ha rinviato a giudizio Giammario Salvatore, legale rappresentante dell’azienda, e Antenore Gambacorta, liquidatore di una ex conceria di Rapino. Accertamenti avviati sin dal lontano 2011 da parte dell’ARTA (Agenzia regionale tutela dell’ambiente) accertarono che le falde acquifere sotto l’area dell’insediamento della ex conceria, in località Micucci di Rapino, erano state contaminate con solventi clorurati cancerogeni. Tutto ciò, secondo l’accusa, a causa di una negligente e imprudente gestione dell’impianto di depurazione in cui venivano riversate le acque generate dalla lavorazione delle pelli. A seguito di ciò, nel mese di giugno 2011, il sindaco emise ordinanze che vietava per sei mesi l’utilizzo dell’acqua dei pozzi sull’intero territorio comunale. La prima udienza del processo è programmata per il prossimo dodici novembre.