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Associazioni ambientaliste contro il decreto “Sblocca Italia”

ombrina“L’Abruzzo è letteralmente assediato dalle multinazionali petrolifere che vogliono piazzare i pozzi tra olivi e vigne; serve una reazione forte contro il Decreto “Sblocca Italia – Italia fossile” altrimenti il destino della nostra terra sarà segnato per decenni” questo l’appello delle organizzazioni abruzzesi che aderiscono alla campagna nazionale “BLOCCA LO SBLOCCA ITALIA”. Ad oggi, oltre 140 organizzazioni hanno aderito all’iniziativa a livello nazionale, dal Salento al Veneto, dalla Sicilia alla Campania. Basti pensare che il governo Renzi ha deciso di riaprire la ricerca petrolifera nei golfi di Salerno e Napoli, tra Capri, Amalfi ed Ischia, dove era vietata per legge dal 1991!
In un dossier preparato per l’occasione sono presentate le statistiche relative ai titoli minerari e alle istanze di permesso di ricerca detenuti o presentati dalle società petrolifere in Abruzzo. Il 37% della terraferma, pari a 396.763 ettari, è nelle mire dei petrolieri, con 31 pratiche aperte (tra titoli già concessi e istanze). Gran parte di queste interessano le aree della fascia collinare e pedemontana, anche se non mancano istanze per le aree dell’alto vastese e dell’aquilano. Con il Decreto “Sblocca Italia” tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per questi pozzi saranno avocate a livello centrale dallo Stato, mentre finora erano appannaggio della Regione Abruzzo.
In mare, tra Abruzzo e Molise, un’estensione ancora maggiore, 470.000 ettari (la superficie dell’intera regione Molise!), sono oggetto dell’interesse delle multinazionali con 16 tra titoli e istanze. In realtà la superficie è molto più grande, coprendo praticamente l’intero tratto antistante la costa delle due regioni, se si include l’istanza di prospezione avanzata dalla Spectrum GEO, ora in fase di valutazione (ha già un parere favorevole del Comitato V.I.A. nazionale). Solo questa istanza copre 1 milione e 200mila ettari di mare, più della superficie dell’Abruzzo!
Al settore dell’estrazione si affianca quello del trasporto e stoccaggio. In primo luogo bisogna ricordare la proposta per il nuovo gasdotto “Adriatico”, tracciato in realtà nell’aquilano nelle aree più sismiche della regione. Vede una forte opposizione di comitati e della stessa regione Abruzzo. Inoltre vi sono due nuovi stoccaggi di gas in profondità, S. Martino sulla Marrucina e S. Benedetto del Tronto, che sono altrettanto osteggiati a causa del rischio sismico e di incidente rilevante.
Il Decreto “Sblocca Italia – Italia fossile” dichiara trivelle e concessioni di interesse strategico nazionale, ignorando tutto quello che vi è sopra, comprese le città, favorendo le multinazionali con il rilascio di un titolo concessorio unico. Il Governo non considera altrettanto strategici, quindi, gli olivi, le vigne, il paesaggio millenario e il mare su cui si fonda buona parte dell’economia abruzzese. E’ letteralmente ridicolo pensare di far convivere le viti che hanno portato Masciarelli a produrre il miglior vino bianco italiano con un pozzo petrolifero! Le associazioni si aspettano dai parlamentari abruzzesi una strenua difesa degli interessi dei loro cittadini e del loro territorio e ritengono che non possa esservi ragione (compresa l’eventuale fiducia al Governo) per svendere e sacrificare per i prossimi 50 anni l’Abruzzo sull’altare dell’economia del passato da cui già ora è uscita addirittura la Fondazione Rockefeller! La Regione deve assolutamente impugnare il Decreto davanti alla Corte Costituzionale.
Per queste ragioni invitiamo i cittadini a mobilitarsi, partecipando al presidio che si terrà il 15 e il 16 ottobre mattina davanti alla Camera (gli abruzzesi parteciperanno il 15). Sono disponibili pullman da Lanciano-Ortona (cell. 337664008), Pescara-Chieti (con tappe a Sulmona ed Avezzano, 3381195358) e teramano (tappe a S.Benedetto del Tronto, Giulianova e Teramo, 3282958220).

Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua pubblica

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