Nuova bufera sull’universo sanitario abruzzese. Dopo le ipotesi di fusione delle Asl, dopo quelle di fusione dei nosocomi a cominciare da quelli di Vasto – Lanciano – Atessa, dopo la lunga battaglia sulla riorganizzazione dell’assistenza sanitaria di base e delle guardie mediche, dopo i continui tagli ai posti letto e alle Unità complesse che hanno interessato soprattutto gli ospedali medi e minori, al centro del dibattito politico all’Emiciclo approderà nelle prossime settimane la questione dell’esercizio della professione medica intramoenia grazie a una interpellanza presentata dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Pietro Smargiassi.
Sotto la lente sono finite le “denunce contro medici che effettuano visite intramoenia nell’orario di servizio, utilizzando attrezzature ospedaliere, incassando poi il denaro versato dai pazienti senza corrispondere la parte spettante alla Asl. Le visite intramoenia, ovvero quelle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, sono previste da legge, ma a fronte di un pagamento da parte del medico delle strutture che utilizza”.
Nell’interpellanza protocollata da Smargiassi si legge che “l’obiettivo della norma, nelle intenzioni, era quello di captare la clientela privata dei dottori all’interno l’Azienda pubblica, la quale avrebbe dovuto provvedere a garantire spazi e personale, in cambio di quota parte del compenso professionale dovuto e che l’istituto dell’intramoenia avrebbe dovuto portare ad uno snellimento delle liste d’attesa.“
Obiettivi che secondo uno studio effettuato dall’esponente pentastellato non è stato raggiunto “tanto che l’Abruzzo si contraddistingue per le numerose liste d’attesa che per alcuni esami costringono il paziente ad attendere anche 6 o 12 mesi. Inoltre, sempre lo studio del Consigliere, pone l’accento sui mancati introiti delle Asl che non hanno tratto alcun beneficio. Il motivo? I medici non corrispondono la cifra pattuita alle Asl, anche in virtù del fatto che alcuni distretti non mettono a disposizione dei medici le giuste attrezzature.
Risulta anche che l’Abruzzo è una delle regioni con la più alta percentuale di servizi intramoenia negli studi privati, cioè al di fuori delle strutture del Servizio Nazionale Sanitario; tale dato è inversamente proporzionale a quello relativo alla qualità del Servizio sanitario locale offerto, visto che in regioni più virtuose, dove il Servizio sanitario locale è più presente, la percentuale dei servizi intramoenia negli studi privati scende vertiginosamente. “In tale circostanze” sottolinea Pietro Smargiassi “il cittadino viene costretto ad un maggiore esborso al fine di ottenere qualcosa che, in teoria, gli spetterebbe di diritto: una diagnosi della patologia in tempi clinicamente accettabili”.
Pertanto nell’interpellanza si chiede al Presidente Luciano D’Alfonso, che è anche commissario ad acta alla Sanità della Regione Abruzzo, e/o al Componente la Giunta Regionale preposto Silvio Paolucci una chiarificazione riguardo le misure immediate ed urgenti che si intende porre in essere al fine di eliminare o quantomeno ridurre il grave disagio dei tempi delle liste d’attesa nelle strutture sanitarie regionali, garantendo e tutelando il diritto alla salute di ogni cittadino”.