I Reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Chieti, a conclusione delle indagini che hanno consentito di scoprire una truffa ai danni dello Stato, hanno denunciato all’A.G. competente nr. 4 persone, per aver percepito indebitamente €. 71.444,81.
L’attività posta in essere dalle Fiamme Gialle teatine si incardina in quella espletata su tutto il territorio nazionale e che prende spunto da una prodromica analisi espletata dal Nucleo Speciale della Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie di Roma e poi sviluppata sul territorio dai Reparti operativi.
L’obiettivo è stato quello di individuare ed accertare le persone che indebitamente riscuotessero assegni sociali, di interrompere l’illegittima erogazione ed attivare le misure cautelari per recuperare le somme riscosse senza titolo.
I requisiti previsti dalla Legge 335/95 (Riforma “Dini”), per la erogazione di denaro pubblico, sotto forma di assegni sociali, sono quelli della età (65 anni) della effettiva residenza (almeno 183 giorni) e/o della dimora stabile ed abituale in territorio nazionale, nonchè della redditività.
Mancandone anche uno solo l’assegno sociale potrà essere ridotto, sospeso e/o revocato.
Al meccanismo truffaldino si è giunti attraverso l’analisi prodromica degli elementi desunti dapprima dall’incrocio dei dati INPS con quelli del registro dell’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero (A.I.R.E.), e poi dai dati acquisiti dalle banche dati “TESSERA SANITARIA” ed ANAGRAFE TRIBUTARIA”, che hanno permesso di acclarare che la tessera sanitaria non aveva un costante utilizzo e che ciò mal si conciliava con l’età avanzata del titolare, nonché il rilascio del codice fiscale poco prima della richiesta del beneficio. In ultima analisi i militari operanti hanno proceduto alla verifica, acquisendo ogni utile informazione da persone informate sui fatti.
Nel periodo di permanenza nello Stato italiano i soggetti indagati richiedevano all’INPS competente per territorio la prevista pensione minima, aprendo contemporaneamente un conto corrente o libretto bancario/postale ove far confluire le somme indebitamente spettanti.
I controlli effettuati hanno permesso di appurare che solo “cartolarmente” i 4 beneficiari denunciati erano in possesso dei requisiti previsti dalla legge 8 agosto 1995, nr 335, per ottenere l’assegno sociale.
Tutto sembrava in regola, con un piccolo particolare, la residenza dei soggetti in Italia non aveva il carattere della fissa dimora. Infatti, raggiunto lo scopo ed ottenuto quindi il riconoscimento dell’assegno sociale, i beneficiari rientravano nel loro paese di provenienza.
Complessivamente, ammontano ad €. 71.444,81 le prestazioni sociali indebitamente percepite.
Le 4 persone sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per la violazione prevista dall’art. 640, co. 2, n) 1 c.p. (Truffa ai danni dello Stato) per aver indebitamento percepito provvidenze pubbliche, contestualmente è stata richiesta l’applicazione delle misure cautelari previste ai sensi dell’art. 640-quater, in relazione alle possidenze mobiliari ed immobiliari risultanti nella disponibilità degli stessi, per pervenire più efficacemente al recupero delle somme indebitamente percepite, a garanzia del credito erariale.
È stato, infine, interessato l’INPS, organo competente per la gestione della pensione sociale, per la conseguente procedura di sospensione e revoca del beneficio e recupero dell’indebito.
L’azione di servizio eseguita dal Corpo rientra nell’alveo delle attività di Tutela della Spesa Pubblica, ove si persegue l’obiettivo di salvaguardare il corretto impiego di fondi pubblici e l’efficacia delle politiche di sviluppo sociale e di sostegno in una ottica di equità sociale.