2014: per la seconda volta, la visita al cimitero come bene culturale. In questo viaggio tra le sepolture ottocentesche, il rapporto con il superstite patrimonio memoriale della necropoli d’antan: questa l’idea che la sezione di Italia Nostra del Vastese intende promuovere. Vale a dire, leggere le modalità con cui, a partire dall’Ottocento, la città ha fisicamente rappresentato – dal punto vista urbanistico-architettonico – il suo rapporto con i defunti. Senza trascurare il versante del cordoglio letterario con la cospicua produzione epigrafica funeraria che, nel sec. XIX, grazie soprattutto all’attività di due autori – Giacinto Barbarotta e Giacomo Tommasi – ha caratterizzato l’outillage mentale cittadino borghese/notabilare. In questa prospettiva, tanto l’impianto legislativo sulle necropoli – nel momento di transizione dalla sepoltura urbana a quella extraurbana – tanto quello testuale diventano centrali per cogliere il senso dell’ opzione monumentale cimiteriale rispetto al camposanto. La qual cosa implica (escludendo l’ incinerazione) il rapporto storico culturale tumulazione/inumazione.
La visita guidata del prof. Luigi Murolo nel cimitero di Vasto, in programma giovedì 30 ottobre a partire dalle 15.30 (punto d’incontro fissato all’ingresso del cimitero in viale Cipressi) condurrà il viator in un percorso culturale che svilupperà i temi dell’architettura funeraria ottocentesca e della scrittura memoriale. Sarà un momento specifico di riflessione per l’approccio storico e laico alla conoscenza del paradigma della cimiterialità e della «celebazione dei morti». Insomma, qualcosa di prossimo a ciò che l’insegna latina di un marmorario dell’antica Roma racconta nella seguente iscrizione (CIL VI, 9556): «D. M. TITULOS SCRIBENDOS VEL SI QUID OPERIS MARMORARI OPUS FUERIT HIC HABES». Il che vuol dire: «AGLI DEI MANI. CHI HA BISOGNO DI LAPIDI SI SI RIVOLGA QUI».