Domenica mattina Antonio De Frenza, una delle firme più prestigiose del quotidiano dell’Abruzzo Il Centro, ha pubblicato una lunga ed interessante intervista al Sindaco di Vasto Luciano Lapenna, neo presidente dell’Anci Abruzzo. Una intervista ad ampio raggio perché tocca vari argomenti di una certa importanza. Ecco perchè abbiamo deciso di pubblicarla per i nostri lettori ringraziando anticipatamente il Centro, il quotidiano che in Abruzzo ha più lettori.
Poco potere e mezzi modesti, molte responsabilità, con una denuncia o un’indagine della Procura sempre dietro l’angolo. Il mestiere di sindaco si fa sempre più duro e ridare una dignità ai primi cittadini è uno degli obiettivi di Luciano Lapenna, nuovo presidente dell’Anci Abruzzo, l’associazione nazionale dei comuni. Lapenna, sindaco di Vasto, militanza Pd, carriera ultratrentennale di amministratore pubblico, sostituisce un presidente che sembrava eterno: Antonio Centi, alla guida dell’associazione per vent’anni. La sua è stata un’elezione unanime, che ha messo d’accordo centrosinistra e centrodestra. «L’Anci ha bisogno di una grande sterzata», dice ora Lapenna, «è quello che cercheremo di dare. Il fatto di avere avuto un consenso unanime, probabilmente per i miei capelli bianchi, mi carica di tanta responsabilità».
A proposito di sterzata, l’Abruzzo ha 120 comuni sotto i 5mila abitanti, non sarebbe il caso di ridurli con le fusioni? L’Anci che pensa?
«Questa partita sarà complicatissima. Ma qualsiasi soluzione non potrà contrastare la volontà dei singoli enti. Non posso decidere io di fondere due comuni».
Ma è d’accordo che è meglio ridurne il numero?
«È chiaro che è meglio, ma, ripeto, deve avvenire senza andare contro l’autonomia dell’ente. E sia il legislatore nazionale che quello regionale dovrebbero favorire questo percorso con opportuni provvedimenti. D’altra parte i Comuni sono già obbligati a cambiare. Con il 1° gennaio 2015 si dovrà andare a una armonizzazione dei sistemi contabili e questo obbligherà tutti a una vera rivoluzione…»
Per esempio?
«Non potrai più fare una delibera dicendo al tuo dirigente “devi fare la strada”. Con la nuova contabilità devi avere i soldi pronti. Verranno fuori situazioni debitorie che oggi in molti Comuni sono nascoste dentro i bilanci».
A proposito di opere pubbliche, in Abruzzo abbiamo il problema enorme della manutenzione delle strade. Le strade sono delle Province, ma quando c’è la buca si va dal sindaco…».
«E io non posso intervenire, farei un abuso…».
E allora?
«Vede, l’ultimo provvedimento fatto dal governo dà un’ulteriore mazzata in questa direzione, perché nella legge di stabilità gli impegni precedentemente assunti verso le Province dal Parlamento sono stati azzerati. Come Anci auspichiamo che, oltre alle deleghe ai Comuni e ai mezzi finanziari, sarebbe cosa saggia il trasferimento ai Comuni del personale dalle Province e delle Comunità montane o della Regione, penso per esempio al personale Arssa. Abbiamo sentito che la Regione vuole dislocarlo in parte nei Comuni e noi siamo d’accordo».
La Regione ci riuscirà?
«È una cosa complicatissima, basti pensare alla differenza di contratto».
Si vanno a toccare rendite di posizione…
«È un tema molto delicato. Io sono otto anni che combatto una battaglia drammatica per poter sradicare alcuni poteri anche sindacali nel mio Comune, per esempio all’interno del corpo dei vigili, ma sono da solo».
Qual è il suo problema con i vigili?
«Mi sono ritrovato da sindaco con 28 dipendenti della polizia municipale, di cui 13 tenenti, un dirigente e un vice dirigente, con contratto di lavoro integrativo che valeva per loro e non per tutto il personale del comune che è di 200 unità. Sono riuscito a scardinare in parte questo sistema solo grazie a Monti che ha detto che i contratti andavano aboliti e rifatti entro sette mesi con contratto unico. Io l’ho fatto con parte del sindacato. Ma sa quanti sindacati avevo attorno al tavolo? Cinque sindacati dei vigili su 28 dipendenti».
Ce la fa col suo bilancio ad andare avanti?
«Se devo pensare alle strade da rimettere a posto e alla sicurezza delle scuole è chiaro che ho necessità di più fondi, anche se c’è qualche timido segnale positivo da Renzi: per la prima volta è bastata la lettera di un sindaco e un progetto per avviare un’opera. Poi abbiamo il problema del blocco del personale».
Come va col bilancio di Vasto?
«Ho salvato il bilancio favorendo le esternalizzazioni dei servizi. Oggi spendo meno per gli impianti sportivi e le mense e la qualità del servizio è migliore. Poi, al mio ingresso c’erano 11 dirigenti ora solo 4, avevo un direttore generale che non ho più, la spesa per il personale superava gli 11 milioni, oggi è di sette milioni…».
Di cosa ha bisogno un sindaco che oggi non ha?
«Avrebbe bisogno non dico di più potere, ma di maggiore considerazione. Oggi abbiamo le mani legate da tutte le parti. Ma vi assicuro che nei Comuni c’è veramente la frontiera. Noi siamo sul pezzo ogni attimo, rischiando sempre. Io oggi se commetto una sciocchezza mi becco un abuso d’ufficio e con la legge Severino mi devo sospendere. E non mi si dà neanche la possibilità dell’appello. È terribile e nell’Anci c’è molta preoccupazione, perché un abuso d’ufficio non si nega a nessuno».
E infatti il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini ha detto in un’intervista che la Severino andrebbe modificata per quanto riguarda l’abuso d’ufficio».
«Sui nostri atti è difficile non intravedere un sospetto di abuso. Spesso mi trovo a dover decidere di fare una cosa e certe volte sono ricorso a un’ordinanza per dire agli uffici di farla. Se un magistrato vuole, lì ci vede l’abuso».
Cosa potete fare come Anci su queste questioni?
«L’Anci ha un potere importante che deve esercitare nel rapporto con la Regione, nell’esprimere tanti pareri, poi ci sono le nostre competenze di amministratori. Abbiamo conoscenze che al legislatore sfuggono, basti pensare al dissesto idrogeologico, una delle priorità abruzzesi. E pensi a cosa può fare l’Anci nel percorso della ricostruzione delle aree terremotate. Certo, occorreranno norme più semplici e chiare, e noi le chiederemo».
Che cosa pensa della decisione del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente di candidarsi alla segreteria regionale del Pd?
«Perché mi fa questa domanda…Cialente ha tanti problemi. La carica di segretario di partito non può essere fatta per rappresentanza, lavorare per conservare i nostri consensi non è cosa facile. Ce ne sono tanti nel partito che possono fare il segretario, c’è in atto una grande operazione rinnovamento…»
Quella di Cialente potrebbe essere una sorta di rivendicazione territoriale.
«È una storia vecchia che non ci fa andare avanti. Noi dobbiamo pensare alla macroregione adriatico ionica e, all’interno di una revisione costituzionale, anche a una regione che associ Abruzzo e Molise. Hanno sbagliato a fare quella scissione. Immagini quanti problemi riusciremmo a risolvere in modo diverso».
Quali sono le prime cose che farà come presidente dell’Anci Abruzzo?
«Un’azione per contare di più come Comuni su tutti i tavoli. E subito una diversa impostazione sulla comunicazione. Per esempio non abbiamo un sito Anci Abruzzo, come le altre regioni, e dovremo attivare sistemi nuovi che consentano a tutti di essere informati. Un sindaco non deve aspettare la comunicazione scritta da Roma per sapere il da farsi. Costituiremo gruppi di lavoro sui singoli problemi, funzioneremo come un grande ufficio di consulenza per i Comuni e per il legislatore».
Antonio De Frenza