Signora mia, piazzarossetti.it, sulla vicenda Bellafronte, ha scritto che “troppo spesso si esprimono giudizi fuori luogo” e ha aggiunto: “Una Commissione composta da esperti, e non la politica, aveva estromesso il maestro Raffaele Bellafronte dal Concorso per la direzione artistica del Teatro Rossetti. La Giustizia ha dato ragione al compositore vastese. Se ne prenda atto”. Capisco che il blog, diretto dal Presidente del Consiglio, si trovi in una posizione scomoda, ma dimentica di precisare che il Presidente della Commissione, composta da esperti, non è il venditore di banane dietro il Municipio, bensì il Dirigente del Settore Turismo e Cultura del Comune della Città del Vasto. Non solo.
Dimentica, altresì, di ricordare che il ricorso di Bellafronte al Tar non è stato contro il sottoscritto, ma CONTRO IL COMUNE DI VASTO, tant’è che il Comune si è costituito contro tale ricorso e, tramite il suo assessore, Vincenzo Sputore, ha sostenuto la perfetta regolarità e trasparenza del bando. Il Tar, invece, riammettendo Bellafronte, avrà trovato qualche problemino (per usare un eufemismo) nel bando, che non è stato scritto dal sottoscritto e neppure dal venditore di banane dietro il Municipio. È il Comune, non il sottoscritto, che deve prendere atto della riammissione di Bellafronte. Per la verità, se fosse convinto delle proprie ragioni, il Comune potrebbe e dovrebbe ricorrere al Consiglio di Stato, ma non lo farà. A giorni Bellafronte sarà ascoltato, dopo tanti anni di direzione di Teatro e di Scuola Civica Musicale, di lauti stipendi, di fatture profumate per noleggio di attrezzature (sulle quali ho prodotto un Esposto, ma quando la Procura batterà un colpo sarò già all’altro mondo), di benedizione, di pressione e di ingerenza del partito democratico e, presumibilmente, incoronato vincitore. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Lo diceva Andreotti, uno che di trame se ne intendeva. Do re mi fa schifo, aggiungo io, che di trame non m’intendo. Aspetto, ovviamente, di conoscere il verdetto finale di questo pasticciaccio brutto riservandomi, signora mia, clamorose considerazioni. Non fuori luogo, ma dentro il luogo. Molto dentro.
Davide D’Alessandro