Importante convegno organizzato da Confcommercio Chieti questa mattina presso la Sala Pinacoteca di Palazzo d’Avalos. Tema dell’incontro a cui ha partecipato anche una rappresentanza di studenti, “Legalità, mi piace” che – grazie agli illustri ospiti intervenuti – ha tracciato il quadro della situazione per quanto riguarda il fenomeno della contraffazione e del commercio abusivo. Presenti Marisa Tiberio, presidente provinciale Confcommercio Chieti, il prefetto di Chieti Fulvio Rocco de Marinis, il colonnello Vittorio Mario Di Sciullo, comandante della Guardia di Finanza di Chieti, il capitano Marco Garofalo, comandante della Compagnia di Vasto, e il tenente Antonio Di Lena del Corpo di Polizia municipale. Ad assistere in platea, oltre ai ragazzi delle scuole, una nutrita rappresentanza di forze dell’ordine.
Da Confcommercio sono arrivati dati sostanzialmente negativi, per quanto riguarda le attività commerciali della Provincia e il fenomeno dell’abusivismo, sul quale si è soffermata anche la riflessione dell’assessore Lina Marchesani che ha richiamato il problema a livello locale, soprattutto d’estate, e la necessità di andare “oltre il convegno” per trovare soluzioni a un fenomeno in continua crescita.
Dopo il saluto del prefetto di Chieti, il convegno è entrato nel vivo con la relazione del colonnello della Guardia di Finanza Vittorio Mario Di Sciullo, comandante provinciale, che ha ricordato come il fenomeno della contraffazione, per quanto non desti particolare allarme sociale, crea danni incalcolabili al tessuto sociale: “Il primo danno viene fatto agli operatori commerciali onesti, che naturalmente soffrono di una concorrenza sleale; il secondo danno è per l’erario pubblico, per le entrate minori, che poi però si ripercuoto sulla collettività; il terzo danno è per i consumatori, che consumano beni non sicuri e potenzialmente pericolosi; inoltre vi è un costo sociale per i danni al mercato del lavoro: si calcola che nella sola UE siano 120mila i posti di lavoro persi ogni anno per queste problematiche; altro danno è che i proventi di questi commerci disonesti vanno inevitabilmente nelle tasche della criminalità organizzata: i poveri ambulanti che vedete in giro sono solo l’ultimo anello della catena, vengono sfruttati dalla criminalità e se comprate qualcosa non aiutate quel poveretto, ma finanziate le organizzazioni criminali. Infine, un altro danno ancora è rappresentato dal fatto che il giro d’affari illecito proveniente da queste attività inquina di fatto il sistema economico”.
Stante questa situazione, la “ricetta” offerta dal colonnello Di Sciullo è chiara: “Intanto il Governo italiano non dovrebbe più permettere alle imprese italiane di delocalizzare; non si può permettere che le nostre eccellenze, che creano ricchezza, vadano a produrre all’estero; dopo di che occorre che quando si fanno leggi in materia fiscale, si interpelli chi è a contatto con queste problematiche, mentre noi non veniamo mai chiamati in causa; occorre, inoltre, che i cittadini capiscano che acquistando merce contraffatta vanno a nutrire la criminalità organizzata e per questo c’è bisogno di un salto culturale; infine non possiamo non considerare i livello di pressione fiscale, ormai giunto a livelli allucinanti, che certamente contribuisce al fenomeno”.
Poi è toccato al capitano Garofalo, comandante della Compagnia di Vasto, entrare nello specifico di questo tipo di reati, illustrando i dati dell’attività della Guardia di Finanza e i vari tipi di contraffazione che inquinano il mercato, da quella di tipo alimentare, al vestiario, fino ai medicinali. Il capitano Garofalo ha poi ricordato anche le pene previste per questo tipo di reati, che non riguardano solo i produttori e i venditori, ma anche gli acquirenti: “Per chi produce – ha spiegato il capitano Garofalo – si procede sia a livello amministrativo con multe fino a 7mila euro che a livello penale, con la reclusione fino a 3 anni. Ma anche chi acquista commette un illecito, e sono previste sanzioni da 100 a 7mila euro”.
n.l.