L’argomento era e resta di attualità: l’intervento della magistratura cerca di riportare nei “canoni” l’operato del mondo politico. Questa volta, la Corte dei Conti, con la Delibera 23/2014, denuncia come il “ritmo torrenziale” delle disposizioni sulla razionalizzazione dell’esercizio delle funzioni amministrative, non hanno seguito una logica strategica, ma solo l’obiettivo del conseguimento di economie. Nella relazione, la Corte avverte come “ulteriori interventi, potrebbero non consentire una adeguata cura dei servizi, già peraltro segnalata da alcune strutture amministrative”. I vari interventi legislativi, sulla ridefinizione degli aspetti organizzativi della pubblica amministrazione, adottati nel corso degli anni, pur se ispirati ai principi di razionalità, efficienza ed economicità, sono stati realizzati mediante disposizioni che non hanno avuto di volta in volta obiettivi e limiti temporali entro i quali le amministrazioni erano tenute a provvedere.
Il risparmio, ratio ispiratrice degli interventi da parte dei legislatori, è solo teorico, in quanto il personale in servizio presso le amministrazioni costituisce già di fatto un numero inferiore rispetto alle unità previste dalla dotazione organica. L’esigenza di un riordino generale, pur essendo diffusamente avvertita e riconosciuta, è stata perseguita mediante reiterati interventi normativi che hanno prodotto “riduzioni indifferenziate, adottate a prescindere dal contesto di un’adeguata valutazione del rapporto tra attribuzioni intestate, risorse impiegate e obiettivi da raggiungere”.
La ridefinizione degli assetti organizzativi, conclude la Corte, per effetto dei tempi di approvazione dei provvedimenti attuativi delle molteplici disposizioni legislative e per il susseguirsi dei vari Governi, necessita di tempo per essere completata, in particolare dalle strutture articolate per uffici territoriali. “Peculiare, al riguardo, è la posizione del Ministero dell’Interno, la cui riorganizzazione è da armonizzarsi con il procedimento di riordino delle Province”.