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Maria Amato: “Diagnosi di emergenza e routine vanno separate”

Maria Amato
Maria Amato

“Il dibattito di recente avviato su Il Centro con l’editoriale del direttore Tedeschini e la lunga ed articolata risposta del Commissario alla Sanita’ e Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, connotano finalmente la questione “liste d’attesa” della sua complessità, togliendo l’aura populista semplicistica di espressione di lungaggini e inefficienza degli ospedali o delle strutture di erogazione in particolare di diagnostica.” Commenta Maria Amato. “Le liste d’attesa sono uno strumento di lavoro e un ricco data base, un indicatore di criticità ma anche un misuratore dell’attrattiva che il professionista o la struttura esercita sulla utenza. Come direttore di Radiologia, così come fanno tutti i miei colleghi radiologi, trasmetto agli uffici della Regione lo stato dell’arte delle apparecchiature  di radiodiagnostica, da cui è possibile rilevare quante e quali attrezzature siano obsolete.”

“Come noto, – prosegue – il quadro degli organici risulta carente e l’idea di lavorare oltre gli orari canonici diurni, seppur interessante, risulta inapplicabile per  gli Ospedali Spoke, dove è già complicato garantire personale  sufficiente per lavorare “in sicurezza” nell’arco orario 8-20. Lavorare in sicurezza è una tutela, in primo luogo, per il paziente e la si garantisce soltanto con strutture adeguate, apparecchiature non obsolete , personale specializzato, procedure controllate e tempo.  Un esempio per tutti: la evoluzione delle TAC porta a una riduzione del tempo di esecuzione dell’esame ma allunga i tempi della refertazione.”

Gli ospedali spoke, quali ad esempio quello di Vasto,  Lanciano, Avezzano, sono per l’emergenza urgenza ospedali di transito in cui si fa la diagnosi, si stabilizza il paziente e si invia nel luogo di cura più appropriato.

“Quando arriva un paziente traumatizzato o una emergenza, occorre interrompere  l’attività routinaria generando così un’attesa, a volte anche di ore, del  paziente in appuntamento programmato. La conclusione di questo ragionamento è ovvia: vanno separate le due linee “di produzione” emergenza e routine con sezioni e personale dedicati alla radiologia di Pronto Soccorso.”

“Focalizzare l’attenzione sulla punta dell’iceberg è fuorviante –  ci tiene a precisare la Parlamentare del PD – la mancanza di comunicazione dei tempi di attesa può trovare facile soluzione mettendo insieme i tempi aziendali. L’ottimizzazione della risposta ai bisogni di salute e’ la parte più voluminosa del problema, fatto di recupero della centralità del ruolo dei Medici di medicina generale, figura nodale per l’appropriatezza della domanda, di miglioramento generale della cultura sanitaria, di organici adeguati, di apparecchiature moderne, ma anche di valorizzazione della epidemiologia come disciplina per la pianificazione sanitaria, il potenziamento dei SIS, la realizzazione dei registri oncologico e delle malattie rare e di molto altro.

Ho avviato un percorso di discussione sul lavoro delle Radiologia, attraverso una interrogazione in Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera, che chiede il superamento dell’istituto della reperibilità per quegli ospedali non sede di DEA in cui si fanno alti numeri di prestazioni di Pronto Soccorso arrivando finalmente alla obbligatorietà del turno e garantendo così al paziente l’utilizzo pieno della golden hour, la prima ora, quella più  importante per le cure e per gli esiti; la valorizzazione della figura dei TSRM attraverso la modifica del testo di Euratom; la richiesta di affrontare il tabù della telerefertazione. La Sanità si cambia tutti insieme – conclude – solo con le norme non basta!

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