Nel mio lavoro di Docente e poi Dirigente, ho incontrato persone con una cultura informatica molto variegata, dall’esperto pluri-certificato a persone che avevano serie difficoltà a trovare un carattere sulla tastiera. Le sfumature tra questi due estremi erano ovviamente molte, ma spesso le abilità informatiche più diffuse non andavano oltre l’utilizzo di chat e social network vari, o al massimo lo sfruttamento ai minimi termini di software come Word o Excel. Tutto questo è anche confermato dalle statistiche impietose che ci collocano agli ultimi posti, tra i paesi sviluppati, per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione. È emerso che nel 2013 solo il 56% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni usava regolarmente il web, a fronte di una media Ue del 72%. Il raffronto con i principali partner é impietoso: la Francia, nello stesso anno, aveva una media del 78%, la Germania dell’80% e il Regno Unito dell’87%.
Peggio dell’Italia hanno fatto solo Bulgaria (51% della popolazione) e Romania (45%). Le differenze sono però molto meno accentuate se si prende in considerazione la fascia più giovane della popolazione (16-24 anni). Ma quali sono le cause di questo ritardo? Si tratta di un gap di tipo infrastrutturale (scarsa disponibilità della banda larga) o culturale (scarsa preparazione e predisposizione della popolazione)?
Una prima risposta ci viene da una indagine condotta mesi fa da un importante Istituto di Ricerca che ha stabilito che ad orientare gli utenti verso un utilizzo evoluto e interattivo delle nuove tecnologie non è tanto la disponibilità di queste tecnologie di per sé. Quello che fa la differenza è “l’abitudine alla fruizione di consumi culturali”. Maggiore è il consumo di cultura e maggiore è la propensione all’uso di tecnologie innovative. Ad esempio “i forti fruitori di programmi TV tendono a un consumo tecnologico ridotto”.
Oggi è indiscutibile che una buona base di conoscenze informatiche deve far parte integrante del bagaglio culturale di un qualunque cittadino. Parlo di cittadino e non solo di chi svolge una attività lavorativa, in quanto anche i rapporti con la pubblica amministrazione (e quindi la cittadinanza) possono migliorare enormemente con l’uso delle tecnologie informatiche. Alcuni paesi, tra cui la Francia, hanno inserito l’accesso ad Internet e alle tecnologie connesse, tra i diritti fondamentali della persona. Anche su questo fronte scontiamo un notevole ritardo. Tra i diritti fondamentali della persona rischiamo di fermarci alla tv e al telefonino.
Un altro elemento da non sottovalutare è il “gap” generazionale che esiste tra i giovani e gli adulti/anziani, tra “noi” e “loro”: noi adulti siamo degli “immigrati digitali”, non siamo nati dentro questo universo tecnologico e come degli immigrati in una terra straniera ne scopriamo le regole faticosamente, ci muoviamo con timore e sospetto; i giovani sono dei “nativi digitali”, per loro questo è l’unico universo noto, sono cresciuti dentro le sue regole. Da parte delle istituzioni è necessario un deciso cambio di mentalità e prospettive riguardo all’analfabetismo informatico perché sia visto per quello che è, vale a dire uno dei più gravi ostacoli allo sviluppo presente e soprattutto futuro del nostro paese.
Non è un dibattito semplice perché spesso si riduce allo schematico equivoco “innovatori contro tradizionalisti”. Tuttavia, si può riuscire a spiegare che l’uso degli strumenti informatici per lavorare e comunicare in rete è imprescindibile e che allo stesso tempo tutto ciò non significa entrare automaticamente a far parte dei social network. Si naviga sul WEB per documentarsi, comunicare rapidamente con la posta elettronica, disporre di notizie, dati, testi in quantità infinitamente maggiore e in tempi infinitamente minori. Bisogna considerare internet una rivoluzione straordinaria della quale davvero non si può più fare a meno. Essere “contro la rete” è ridicolo, sarebbe come essere contro le strade asfaltate.
Ben altra questione sono i social network, dei quali uno può considerarsi libero di non servirsi e dalla cui intrusività spesso tocca difendersi. Avere in antipatia la formicolante e aggressiva ciancia “social” è del tutto legittimo, perché, in questo caso, è l’uso della rete che si contesta, non la rete stessa. Non è vero che “il mezzo è il messaggio”. Il mezzo è un mezzo. Siamo noi a decidere come usarlo e di quale natura e valore deve essere il messaggio. Per tutte queste ragioni, insieme all’Università delle Tre Età e con la collaborazione del Polo Liceale “Pantini-Pudente”, abbiamo pensato di organizzare due seminari su “Informatica e Web” proprio per cercare di avvicinare due mondi in apparente e perenne competizione: gli “immigrati digitali e i “nativi digitali”. Lo scopo è quello di far conoscere a entrambi le origini, l’evoluzione, lo stato attuale e le potenzialità dell’Informatica e del Web. Eliminare i timori ad avvicinarsi a quel mondo, ma contemporaneamente imparare a sfruttarne le potenzialità e, soprattutto, a farne un uso consapevole.
I due seminari si svolgeranno presso il Polo Liceale “Pantini-Pudente” – Aula Magna del Liceo Artistico di Via Conti Ricci, nei giorni di: lunedì 16 febbraio 2015 – ore 16:30/18:30; Lunedì 23 febbraio 2015 – ore 16:30/18:30. Per informazioni telefonare ai numeri: 0873.69099 – 333.5338022
Rocco Di Scipio